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Matteo di Turo

Culti Dionisiaci a Siponto

Ediz.  I Quaderni de "Il Corriere del Golfo"

 

AI GIORNI DI SIPONTO, COLONIA DI ROMA

Nei pressi della basilica minore di Santa Maria di Siponto, non lontano da Manfredonia, fu identificato l'abitato romano dell'antica Città di cui la chiesa porta il nome.

Copertina - Culti Disioniaci - Pubblicazione

Culti Disioniaci - Pubblicazione

Siponto giace sotto una spessa coltre terrosa ormai da secoli.
La sua ubicazione è attestata da reperti rinvenuti con scavi occasionali: colonne, capitelli, pietre con iscrizioni varie ed ipogei.
Riferisce il geografo greco Strabene (ca 63 a.C-24 d.C.) che Sipontum fu ritenuta fondata da Diomede.
Ma il centro preromano, cio il primo abitato, era altrove. Forse in località "Cupola", sulla riva intema della laguna, dove sono state rinvenute alcune tombe, le Stele Daunie di Silvio Ferri, e reperti vari a Coppa Nevigata.
Sipontum, sempre secondo Strabone, distava "...da Salapia circa 140 stadi ed era chiamata , con nome greco Sepius a motivo delle seppie sbalzate qui dalle onde".
Fra Salapia e Sipontum c'è un fiume e una grande laguna attraverso i quali vengono trasportate le merci provenienti da Sipontum e soprattutto il grano
.
è opinabile l'interpretazione circa il nome della Città.
Siponto potrebbe voler dire "sinus ponti", cioè seno di mare o golfo; oppure dal greco "si (mos) pontos", cioè mare piegato in dentro, come ipotizza il Mastrobuoni.
Il fiume navigabile che Strabene menziona il è Candelaro, che consentiva di attraversare in via fluviale il retrostante territorio fino al mare, per raggiungere il porto; una struttura attiva per i collegamenti marittimi con l'Oriente.

Tito Livio (59 a.C.-l7 d.C.) storico latino di Padova.

Tito Livio (59 a.C.-l7 d.C.) storico latino di Padova. Suo il racconto della terribile repressione dei Baccanali.

Come in altri scali marittimi dell'Adriatico era accaduto, rinvenimenti di ceramiche e di altri materiali attestarono anche qui che i greci frequentavano i porti italiani.
E già dall'età micenea (secc. XVI-XI a.C.).
Il quadro generale dei territori dell'Italia meridionale occupati dai greci dalI'VIII secolo a.C., non comprendeva per Siponto. La Magna Grecia, contesto di colonie elleniche in prevalenza achee, si estendeva invece lungo il golfo di Taranto, lo Ionio, fino allo stretto di Messina, e al Tirreno.

Accadde poi che circa due secoli a.C., Roma dedusse alcune colonie. Nella Roma Antica, la locuzione dedurre una colonia, vuoi significare "fondare una colonia" in un territorio conquistato, con l'impiego di coloni provenienti dalla madre patria.
Scrive infatti Tito Livio, autorevole storico latino, circa gli avvenimenti del tempo, che:
"Cotonine civium Romanorum eo anno (194 a. C) deductae sunt Puteolos Voltumum Liternum homines in singulas. Item Salernum Buxentumque coloniae civium Romanorum deductae sunt".
Deduxere triumviri Ti. Sempronius Longus, qui cum consul erat M. Servilius Q.

Scena orgiastica in un bosco di seguaci di Bacco.

Scena orgiastica in un bosco di seguaci di Bacco.

Minucius Thermus. Ager divisus est, qui Campanorum fuerat. Sipontum item in agrum qui Arpinorum fuerat coloniam civium Romanorum alii triumviri, D. Iunius Brutus, M. Baebius Tamphilus, M. Helvius deduxerunt [...]' (Quell'anno ( 194 a. C) furono dedotte colonie di cittadini romani a Pozzuoli, Volturno e Literno, con trecento uomini ciascuna.
Del pari furono dedotte colonie di cittadini romani a Salemo e Busento.
I triumviri che provvidero alla deduzione furono Tiberio Sempronio Longo, che allora era console, Marco Servilio e Quinto Minucio Termo.
Venne distribuito il territorio che era appartenuto ai Campani. Del pari Siponto, nel territorio un tempo di propriet degli abitanti di Arpi, altri triumviri.
Decimo Giunio Bruto, Marco Bebio Tanfilo, e Marco Elvio, dedussero una colonia di cittadini romani [...]
Secondo la Cronologia dei Vescovi et Arcivescovi Sipontini, apprezzato contenitore di accadimenti annotati da Luca Vito Pompeo Sarnelli, la deduzione coloniale della Città sul mare Adriatico, sarebbe stata motivata dal fatto che Roma avrebbe mostrato interesse umanitario perchè Siponto era stata devastata da eventi tellurici.
Scrive il Sarnelli in proposito che: 'Già erano gli anni della creazione del mondo 3736 e della edificazione di Roma 564, quando la frequenza de' tremuoti pochi anni prima avvenuti, ridusse la Città di Siponto, poco men che desolata; la qualcosa pervenuta a notitia del Senato Romano, egli vi mandò una colonia, per haverla soggetta, non togliendola per allo stato di Repubblica, ma soltanto obbligandoli il Duce delle armi di lei, e ricevendone tributo di vittuaglie.
Questa deduttion di colonia si raccoglie da Livio...
'.
Vero, invece, è che Siponto, come le altre località dedotte in colonie in quello stesso anno, era stata ritenuta strategicamente utile per il suo scalo marittimo e per il controllo di vasti territori meridionali

Il riposo di una baccante

Il riposo di una baccante

Le guerre puniche, tra il 264 e il 146 a.C. avevano messo a dura prova la potenza militare di Roma. Il secondo conflitto tra romani e cartaginesi, il più importante, si era avuto per l'occupazione di Sagunto, la città spagnola alleata di Roma.
Annibale aveva quindi attraversato la Spagna, la Gallia e passato le Alpi al Monginevro, con lOO mila uomini; sconfitto i romani, nel 218 al Ticino, alla Trebbia, e al lago Trasimeno, nel 217; e a Canne, nel 216, era riuscito a piegare la resistenza degli eserciti di Paolo Emilio e Terenzio Verrone.
Quindi il cartaginese aveva occupato l'Apulia e preso Siponto, Città in cui trovò dilettevole soggiornare per i suoi torbidi amori con una meretrice della vicina Salapia.
Qui Annibale aveva sostato inoperoso al suo richiamo in patria.
E Siponto, alla partenza del generale cartaginese, s'era dichiarata repubblica indipendente e aveva nominato il suo Duce delle armi, e lottato contro i romani, determinati a sottometterla.
Roma vi era riuscita poi con Fabio Rulliano che l'aveva conquistata deducendola colonia dell'Urbe. Ma ottenne di potersi governare con le proprie leggi municipali.
Purtroppo, una micidiale epidemia colpì la sua gente. Molti furono i morti. Trovarono scampo solo quelli che vi si allontanarono.
E Roma, una volta cessato il pernicioso contagio, la ripopolò con la sua gente, invidiandovi 2.500 dei suoi coloni.

 

PARTE ANNIBALE, ARRIVA BACCO

Come sempre accade in ogni tempo, e sotto ogni latitudine, la precariet esi- stenziale induce la gente a sperare nell'aiuto di divinit per proteggersi dalle insidie dei

Busto di baccante rinvenuta in una villa romana durante gli scavi a Siponto

Busto di baccante rinvenuta in una villa romana durante gli scavi a Siponto

mille e più mali della vita.
La religione era anche allora necessità avvertita. Sperare nell'aiuto degli dei era la sola cosa da fare.
Quelle cerimonie sacre, in parte pubbliche e in parte segrete, che a partire dal VI secolo a.C. avevano in Grecia rilevanza religiosa, s'erano diffuse anche nell'Italia meridionale, Siponto compresa.
Vi si celebravano i Misteri Eleusini, inizialmente officiati ogni anno per Demetra e sua figlia Core (Persefone) e, successivamente, in onore di Dioniso.
Pure nella Siponto, esposta col suo mare a Oriente, e da sempre influenzata dalla cultura ellenica, si praticavano quei nuovi culti. Le non lontane colonie della Magna Grecia contagiavano di Siponto i costumi, i dominanti pensieri e i modelli esistenziali.
La natura misterica di quei riti di provenienza ellenica non consisteva solo in qualcosa di nascosto, in una sorta di scienza segreta in possesso di caste sacerdotali e consentita ai soli iniziati obbligati al silenzio, ma essenzialmente riguardava [...]
(continua)
 

COSÍ PARLÓ POSTUMIO ALBINO AI ROMANI

[...] La repressione in Apulia fu durissima.
Altri 7.000 aderenti, in prevalenza pastori, furono processati e condannati a morte dal pretore Postumio ( 185 a.C.); prima che il pretore L. Pupio ( 183 a.C.) abbandonasse per l'inchiesta. La quale per fu invece ripresa, come già detto da L. Duronio, inviato dal Senato con l'ordine di riattivare le inchieste.
Ma le religioni, nonostante le persecuzioni che possano patire, non si estinguono dall'oggi al domani.
Anche i culti dionisiaci resistettero a lungo. Pompei, la città distrutta da una eruzione del Vesuvio, il 24 agosto del 79 d.C., una volta liberata cogli scavi dall'enorme massa di cenere e di lapilli, tornò alla luce sorprendentemente preservata dalle rovine del tempo.
Le sue pitture parietali dell'età classica, le grandi pitture di soggetto mitologico realizzate da artisti greci, o campani, comunque influenzati dalla pittura ellenistica, sono sorprendenti.
La Villa dei Misteri la più celebre tra le tante ville della ricca borghesia pompeiana.
Vi si trova una ricca composizione realizzata con figure che compaiono sullo sfondo rosso cinabro.
è il fregio dei misteri dionisiaci , il culto non ancora spento nella città campana, nonostante le proibizioni del Senato romano.
Sulla parete sono raffigurate scene del rito orgiastico, come l'iniziazione di alcune spose ai Misteri.
Il ritrovamento in un'area della Siponto preromana di un busto di Baccante dimostra l'esistenza dei culti dionisiaci nonostante il rigore delle persecuzioni.
I culti dionisiaci rimasero popolari per oltre trecento anni ancora dalla repressione del 186 a.C.

 
Il testo è le note continuano nella pubblicazione che può essere richiesta, come pure i capitoli mancanti in fotocopia.
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