Restauro

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Restauro pitture del "700"

Anno 2001 - Palazzo dei Celestini sede delle Civiche Biblioteche Unificate

Esposizione delle tele del "700" restaurate - Manfredonia

Presentazioni

Paolo Campo Sindaco di Manfredonia
La cultura e l'arte sono valori imprescindibili per lo sviluppo delle peculiarità locali e la loro promozione contribuisce certamente al progresso civile.

Palazzo dei Celestini a Manfredonia
Con il recupero delle tele settecentesche e la loro allocazione nei ristrutturati locali del Palazzo dei Celestini, frutto del determinato impegno dell'Assessorato alle 0pere Pubbliche, l'Amministrazione comunale ridona ali fruibilità pubblica un importante patrimonio artistico e storico.
Le giovani generazioni, nella costruzione del futuro, generato dal presente, necessariamente e con orgoglio devono ricollegarsi al passato, importante, ineludibile patrimonio della nostra Città.
E' sopratutto a loro che è rivolto il nostro messaggio, perché costituisca buon viatico per un futuro migliore.

Angelo Riccardi Assessore alle Opere Pubbliche

Il compito di custodire, recuperare e tramandare il patrimonio della nostra Città è un impegno rilevante assunto dalla Pubblica Amministrazione; se poi questo patrimonio, oltre ad essere risorsa ambientale, economica, professionale, è anche ricchezza spirituale, cioè culturale, artistica, religiosa, allora questo impegno appare più evidentemente connotato da un imperativo morale.
Anche perché in ogni epoca di grandi progressi materiali, come questa attuale, ricorre la tentazione di dilatare a dismisura il presente, di togliere spazio alla memoria, alla tradizione, di ridurre la promozione umana a puro e semplice soddisfacimento di bisogni.
I quindici dipinti ad olio su tela, lasciati per lungo tempo in un ambiente umido e inaccessibile di Palazzo Celestini, sono stati rinvenuti in pessimo stato di conservazione.
Sono ora finalmente ritornati al loro splendore, grazie alla collaborazione di valenti professionisti del restauro ed alla direzione della Sovrintendenza ai Beni Artistici Architettonici e Storici di Bari e vengono da questa Amministrazione, riconsegnati alla città, in particolare alle nuove generazioni.
Queste opere pittoriche, per loro notevole valore storico, ci testimoniano la grande sensibilità artistica e il favore culturale che sono stati espressi a Manfredonia nei secoli XVII e XVIII e che hanno prodotto un patrimonio rilevante, che va conosciuto, a volte recuperato, per essere valorizzato e gustato, senza enfasi antiquarie, ma nella consapevolezza che il futuro si impianta su solide e profonde radici e si costruisce con passione, tenacia e intelligente dedizione.

Schede Critiche
A cura della Dott.ssa Antonella Di Marzo e della Dott.ssa Antonella Simonetti della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Artistico Storico e Demoetnoantropologico della Puglia.

I dipinti oggetto di questa esposizione sono stati restaurati nel corso dell'anno 1997, grazie all'intervento dell'Amministrazione Comunale di Manfredonia, a cura della restauratrice Angela Di Marzo, sotto la direzione della Dott.ssa Rosanna Grisci della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio artistico storico e demoetnoantropologico della Puglia.

Saggio di pulitura Madonna col Bambino
Segnalati dall'avvocato Lombardi già direttore della Biblioteca Civica, i dipinti, di incerta provenienza, versavano in precario stato di conservazione.
Il deterioramento di un dipinto su tela dipende dall' interazione di cause chimico-fisiche e biologiche e da una complessa serie di fattori esterni principalmente legati all'ambiente.
Le conseguenze di tali cause sono talmente intrecciate fra loro da rendere molto difficile, se non impossibile, la definizione della loro funzione specifica.
Fra le cause fisiche, predominante è il fattore termoigrometrico, la cui influenza sulla conservazione di un dipinto è praticamente totale.
Saggio di pulitura Madonna col Bambino

Sia il legno (telaio) che il tessuto (tela), assorbendo l'umidità dell'aria, modificano il proprio volume con conseguenze tipiche di degrado: formazioni di pieghe, accentuate incavature della tela che tende ad appoggiarsi sul telaio, nonché attacco da parte di insetti xilofagi con conseguente deperimento quasi totale dei telai. L'attacco di tali insetti è favorito dall'umidità.
I nostri quindici dipinti, perlopiù di modeste dimensioni, sono stati per un tempo imprecisato nelle condizioni di conservazione peggiori: un ambiente con un devotissimo tasso di umidità che ha provocato i danni più devastanti riscontrabili sui dipinti su tela.
Oltre alla polvere ed alle vernici alterate, si sono potuti riscontrare sulla quasi totalità dei dipinti, cadute di colore, tele allentate, craquelure, attacchi di microrganismi.
Naturalmente si è dovuto procedere ad un intervento di tipo conservativo ed estetico.
I dipinti, preventivamente velinati con carta giapponese e colletta, sono stati tutti foderati, ad eccezione del dipinto raffigurante l'Addolorata di Vincenzo Fato, così come specificato nella scheda relativa al dipinto.   La velinatura della pellicola pittorica serve a proteggere i dipinti durante le fasi successive del restauro; inoltre, durante la stiratura, serve a far penetrare la colla negli interstizi del colore.
Saggio di pulitura angelo
La foderatura, che consiste invece nell'applicare alla vecchia tela originale, danneggiata, una nuova tela mediante l'uso di particolari collanti, è stata effettuata a colla pasta.
Si ricorre alla foderatura quando la tela è sfibrata, lacerata, tagliata o ha comunque perso elasticità e consistenza; situazioni verificatesi in misura più o meno grave nei dipinti qui esposti.
Le nuove tele da rifodero sono state scelte in base alle caratteristiche delle tele originali ed alle dimensioni dei dipinti.
Si è proceduto con una accurata pulitura effettuata con acqua e ammoniaca e/o dimetti e amileacetato.    È questa una fase impegnativa, lunga e delicata di un intervento di restauro sia che attenga ai dipinti su tela che ad altre tipologie di manufatti.
Si rimuovono dalla superficie pittorica tutte le sostanze estranee che ne compromettono la piena leggibilità ed autenticità.
Pulitura gambe Cocefisso

Si inizia, così come in questo caso, con l'eseguire alcuni tasselli di pulitura, partendo con solventi leggeri e giungendo per gradi alla pittura originale.
Eliminati i fatiscenti vecchi telai, dopo le operazioni sui telai interinali, i dipinti sono stati montati su nuovi telai ad espansione.
Si è proceduto infine alla integrazione pittorica con colori a vernice ed alla verniciatura finale.    L'integrazione pittorica deve limitarsi a rendere nuovamente leggibile un dipinto, senza apparvi inutili aggiunte ed in modo che sia sempre riconoscibile.
Nei caso dei nostri dipinti è stato effettuato un tipo di integrazione a "rigatino" consistente nel raggiungimento del colore circostante la lacuna attraverso una serie di passaggi successivi a righe sottili e verticali.    Questa tecnica consente che i colori si sommino se il dipinto è posto ad una certa distanza e si scompongano, evidenziando l'intervento del restauratore, a distanza ravvicinata.
La vernice finale, scelta anch'essa in base alle caratteristiche del dipinto, ha lo scopo di proteggere la pellicola pittorica.
Alcuni dipinti presentavano cornici, anch'esse restaurate.    Sono state disinfestate e consolidate; si è provveduto anche al riassemblaggio ed al ripristino delle parti mancanti.    Sono state pulite con acqua ed ammoniaca e/o acido acetico ed in seguito stuccate, integrate e verniciate.

 

Le Tele restaurate (schede descrittive)

Ingrandisci l'immagine Madonna con bambino e Santa Caterina

Madonna con bambino e Santa Caterina
XVII sec. (Fine) - XVIII sec. (Inizi)
Olio su Tela cm. 55 x 60

Penultima di una prole di venticinque figli, Caterina da Siena dedicò da subito la propria vita a Dio, benché fosse osteggiata inizialmente dalla sua famiglia.
Riuscì in seguito ad aggregarsi al gruppo senese delle Mantellate appartenente al Terz'ordine domenicano, che pregavano e compivano opere di carità pur restando domiciliate nelle loro case.
Divise il proprio tempo tra la preghiera, la penitenza e la carità e fra tutte le pie donne era quella che, tra i poveri, i bisognosi e gli afflitti, sceglieva di preferenza i lebbrosi, accostandosi a loro senza alcuna ripugnanza e senza prendere precauzioni.
In questo pregevole dipinto la santa è raffigurata a destra della Vergine, con il giglio, simbolo della purezza, insieme a S. Giovannino che tiene la mano di Gesù bambino.
Avvolta da una calda luce proveniente dal fondo, la Vergine, in primo piano, dal volto dolce, rivolge lo sguar do verso il bambino, che regge sulle ginocchia, ed il S. Giovannino.    La luce, partendo dal fondo, illumina le figure sottolineandone i tratti fisionomici: particolarmente interessante l'eleganza della mano di S. Caterina, l'attenzione per i tratti anatomici del corpo di S. Giovannino e di Gesù bambino, la delicatezza dei volti, l'attenzione per i panneggi.
Elementi tutti che inducono a datare il dipinto intorno alla fine del XVII secolo ad opera di un ignoto pittore locale di scuola napoletana.    La tela, che presentava qualche ridipintura, ha subito un intervento completo di restauro.

 

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Santo in meditazione
XVIII sec. Olio su Tela cm. 45 x 35

Questo piccolo dipinto, erroneamente identificato come San Ludovico da Tolosa, raffigura un giovane santo in meditazione e con un crocifisso tra le mani.Ai suoi piedi un angioletto con la corona e lo scettro e sullo sfondo la facciata di un edificio sacro.
Anche questa tela, cronologicamente collocabile nel XVIII secolo......... rovinata e con numerose toppe sul retro, ha subito un intervento di completo restauro.

 

 

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Crocefissione
XVIII sec. Olio su Tela cm. 70 x 100

Il dipinto ha subito gravi danni derivanti essenzialmente dal fatto di essere stato a lungo in un ambiente con una umidità elevatissima.     Presentava una craquelure molto diffusa, buchi ed estesissime cadute di colore.
Grazie all'intervento di restauro che ha reso nuovamente leggibile il dipinto è possibile ora cogliere nella semplicità arcaica della composizione, la figura chiara del Cristo che si staglia su uno sfondo scurissimo, la tragica nobiltà del suo volto, che reclina il capo morendo, l'accenno ai dati anatomici del corpo ed al lieve panneggio del perizoma.
Il nostro crocifisso lontano da ogni enfasi barocca in cui manca qualsiasi tentativo di torsione delle membra, è cronologicamente collocabile nel XVIII secolo e si rifà a modelli illustri molto diffusi nel Seicento.
L'iconografia del Cristo crocifisso costituisce l'immagine cardine dell'iconografia cristiana sulla quale si concentra la contemplazione religiosa.
Il carattere di tale immagine varia a seconda dell'epoca, riflettendo i caratteri dominanti del pensiero e del sentimento religioso del periodo; nella pittura della controriforma tale immagine diventa semplice ausilio nelle pratiche devozionali laddove è ritratta soltanto la figura solitaria del Cristo sulla croce.

 

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Santa Chiara
XVIII sec. (Prima Metà) Olio su Tela cm. 45 x 60

Dipinto devozionale raffigura la santa francescana con l'attributo iconografico consueto, l'ostensorio.
Di nobile famiglia assistale, disinteressata per le attrazioni del mondo e gli agi consentiti dalla sua posizione sociale, la fanciulla fuggì di casa per raggiungere San Francesco, cui si sentiva spiritualmente molto vicina, fece voti di castità, obbedienza e povertà.
La decisione di Chiara si dimostrò così ferma che non solo i familiari cedettero al suo volere ma in seguito sarebbero entrate in convento anche la madre e le sorelle Agnese e Beatrice.
Chiara diede vita insieme alla sue Sorelle Povere al primo convento femminile ufficialmente riconosciuto dall'autorità ecclesiastica; la cosiddetta seconda Regola, quella delle Clarisse, espressione della spiritualità che accomunò Chiara e Francesco in un percorso di santità molto affine, fondato sulla scelta di una povertà assoluta e della più severa clausura.
L'impaginazione del dipinto con la santa racchiusa in un ovale azzurro, appare simile al dipinto raffigurantre S. Agnese.    Anche qui l'ostensorio in primo piano e finemente descritto, caratterizza l'immagine della santa, con il volto ieratico e lo sguardo assorto.
Il dipinto ha subito un intervento di restauro completo: foderatura, pulitura, integrazione pittorica, verniciatura.

 

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Santa Agnese
XVIII sec. (Prima Metà) Olio su Tela cm. 55 x 45

La luminosa bellezza di Agnese suscita l'interesse del figlio del prefetto di Roma, che la chiede in sposa.   Al rifiuto di lei subentrano la volontà di vendetta e l'accusa presso il tribunale.
Agnese non obbedisce all'ordine del giudice di sacrificare alla dea Vesta ed è il prefetto in persona, padre del giovane respinto, che la conduce in un bordello, perché poi la si possa giustiziare.
Nessuno, in quel luogo di perdizione, osa oltraggiarla: la forza del suo spirito e la sua evidente purezza intimoriscono i clienti. L'unico che osa avvicinarla cade a terra morto. Il fatto è risaputo dal prefetto che va a provocarla invitandola a resuscitare il morto, per dimostrare la potenza del suo Dio.
Agnese compie il miracolo, di fronte al quale tanto il prefetto che il figlio si convertono. Ma quanto la fanciulla ha compiuto offre il pretesto per accusarla di magia e condannarla a morte.   Si dovette ricorrere alla spada dopo un tentativo fallito di bruciarla.
Il nostro dipinto, di elegante fattura, dai colori luminosi, presenta la santa, dai lunghi capelli raccolti sulla nuca che tiene tra le affusolate mani, l'agnellino, simbolo della purezza.
La figura, inscritta in un aureo ovale, caratterizzata dai colori vivaci dell'abito rosso e del mantello azzurro, reclina il viso, dai tratti eleganti, sul capo dell'agnellino, minuziosamente descritto.
Il dipinto che si presentava in pessimo stato di conservazione ed appariva pressocchè illeggibile, ha subito un intervento completo di restauro.

 

Ingrandisci l'immagineRitratto di Vescovo

Ritratto di Vescovo
(San Gregorio Taumaturgo) XVII sec. (Fine) - XVIII sec. (Inizi)
Olio su Tela cm. 55 x 60

I1 santo vescovo è raffigurato con la mitria, il pastorale ed un elegante e decorato piviale, in posizione ieratica, con la mano destra benedicente e la sinistra posata su un libro.
Sul fondo da cui proviene un aureo alone si affacciano cherubini ed un cartiglio su cui compare la scritta Gregorius thaumaturgus.
Opera di un anonimo artista meridionale attivo verso la fine del XVII sec., attento al dato descrittivo ed alla minuziosa cura dei particolari, quali il fermaglio che congiunge i due lembi del piviale, il decoro posto sulla mitria, ed il bordo del piviale esso stesso decorato.
Nominato vescovo di Neocesarea parla ai fedeli ed ha delle perplessità sulla dottrina che deve professare.
Allievo di Origene, la cui dottrina non è stata accettata completamente dalla chiesa, teme di divulgare un errore.    Mentre medita su quanto deve scrivere, gli appaiono l'Evangelista Giovanni e la Vergine che gli insegnano l'esatta simbologia della fede cattolica.
Il dipinto presentava schizzi di calce, stucchi, ridipinture e vernice ossidata (in particolare un taglio in alto a destra).
L'intervento di restauro è stato completo, conservativo ed estetico.

 

Ingrandisci l'immagineSanta Addolorata

Santa Addolorata XVIII sec. (1743)
Vincenzo Fato (Castellana 1705 - Monopoli 1789) Olio su Tela cm. 40 x 45

Questo piccolo dipinto raffigurante l'Addolorata rappresentata secondo l'iconografìa tradizionale, appare equilibrato nella composizione e di gusto classicheggiante.
Reca sul retro la scritta Opus Vincetj Fato 1743.
Pittore pugliese attivo del XVIII secolo, in ambito meridionale, esercitatesi sulle opere di numerosi artisti, frequentò con buona probabilità la bottega di Serafino Elmo di Lecce.
La prima opera nota è una Natività di Maria Vergine del 1732, di chiara impronta solimenesca e con un originale impianto compositivo. È nota la sua attività di copista, soprattutto dei Fracanzano, e di restauratore: nella seconda metà del XVIII secolo restaurò la Vergine in gloria e Santi di Paolo Veronese, attualmente nel Palazzo Vescovile di Monopoli.
La sua copiosa produzione è presente in numerosi comuni quali Conversano, Rutigliano, Napoli, Castellana, Putignano, Massafra, Capurso.
Il nostro dipinto, inedito, è fin qui l'unico esemplare, in provincia di Foggia, commissionato all'artista pugliese; vi è la figura isolata della Vergine Addolorata, iconografia che va affermandosi a partire dal XVI secolo, e che rappresenta la chiesa rimasta sola a far fronte ai dolori del mondo dopo la dipartita dei discepoli.
L'intervento di restauro non ha potuto prevedere l'operazione di foderatura per non occultare sul retro della tela la data ed il nome dell'autore.   Pertanto il dipinto è stato consolidato, stirato, integrato direttamente sulla tela e verniciato.

 

Ingrandisci l'immagineVergine Addolorata con gli angeli

Addolorata ed AngeliXVIII sec. Olio su Tela cm. 60 x 70

La Vergine Addolorata con lo sguardo rivolto al cielo, il volto sofferente ed attorniata da angeli e cherubini è raffigurata trafitta da una spada, simbolo della passione di Cristo.
Seduta sul bordo del sepolcro e avvolta da un ampio mantello riccamente panneggiato è sovrastata da nubi dai toni cupi.
Sul fondo il Golgota.    Ai suoi piedi gli attributi iconografici del martirio di Cristo: il cartiglio, i chiodi, la corona di spine.
Ascrivibile ad un artista di matrice napoletana, attivo in ambito meridionale nel XVIII sec. è opera di discreta qualità.
Offuscata da polvere, schizzi di calce, toppe sul retro, è stata restaurata ricorrendo alle consuete operazioni di restauro.

 

Ingrandisci l'immagine Gesù nell'Orto del Getsemani

Gesù nell'Orto del GetsemaniXVIII sec. Olio su Tela cm. 100 x 75

"E si staccò da loro quanto un tiro di sasso, e postosi in ginocchio, pregava dicendo: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice.
Tuttavia non la mia volontà ma la tua sia fatta".
Allora gli apparve un angelo dal cielo, per confortarlo.
E in preda all'angoscia pregava più intensamente... Alzatosi poi dalla preghiera e tornato dai discepoli li trovò assopiti..." (Luca 22,41-46).
Dipinto che ricalca l'iconografìa tradizionale descritta nei versetti del Vangelo secondo Luca, ascrivibile ad un ignoto artista meridionale attivo nel XVIII secolo, mostra l'angelo riccamente panneggiato, che conforta Cristo orante.
In basso i tré discepoli addormentati, Pietro, Giacomo e Giovanni.
Il dipinto appariva sporco, abraso e con una evidente craquelure; la tela era allentata e con numerose cadute di colore.
L'intervento di restauro è stato conservativo ed estetico.

 

Ingrandisci l'immagine La Maddalena

Maddalena XVIII sec. (Seconda Metà) Olio su Tela cm. 50 x 35

La straordinaria popolarità di Maria Maddalena nel Cinquecento e nel Seicento diede origine a una serie di immagini che illustravano episodi della vita della santa e di rappresentazioni destinate a scopi devozionali.
In queste immagini gli artisti cercavano di stabilire un delicato equilibrio tra la virtù, grazie alla quale era giunta a rinunciare alla sua vita peccaminosa e la sensualità che l'aveva portata a imboccarla.
Il dipinto qui esposto raffigura la Maddalena secondo l'iconografìa tradizionale con il teschio, riferimento alla caducità della vita terrena, i lunghi capelli, il crocifisso e la frusta.
Cronologicamente collocabile intomo alla fine del XVIII secolo ed ascrivibile ad un ignoto pittore locale, il dipinto ripropone gli stilemi di una pittura di tipo devozionale.    Il dipinto, che versava in cattivo stato di conservazione, ha subito un intervento di foderatura, pulitura, integrazione e verniciatura.

 

Ingrandisci l'immagine Ritratto di Padre Pompilio Maria Pirrotti

Ritratto di Padre Pompilio Maria Pirrotti XVIII sec. (Terminus post opera) Olio su Tela cm. 55 x 85

Il dipinto raffigura Padre Pompilio Maria Pirrotti da Montecalvo Irpino, beaficato nel 1934.
Insigne oratore sacro dell'ordine religioso degli Scolopi,

Ingrandisci l'immagine Ritratto di Padre Pirrotti prima del restauro

Ritratto di Padre Pirrotti prima del restauro

diede grande impulso, insieme ad altri illustri professori e teologi, all'esercizio del ministero educativo del seminario della città di Manfredonia.
Il seminario fu fondato nel 1678 da Vincenzo Maria Orsini arcivescovo di Manfredonia (1675 - 1680) futuro pontefice con il nome di Benedetto XIII.
Ampliato dagli arcivescovi De Lerma, De Marco, Rivera nel XVIII secolo il seminario fu affidato ai padri Scolopi perché vi aprissero anche un collegio per la gioventù.
Il dipinto raffigura Padre Pirrotti con l'abito degli Scolopi, su un fondo scuro, che tiene tra le mani il rosario.
In basso un'iscrizione: Servus Dei P. Pompilius Maria Pirrotti A.S. Nicolao Pauper Mris dei Schol: PIAR obiit Campis die XV m. iulii 1766.
La tela presentava cadute di colore e buchi. E' stato effettuato un intervento di restauro completo.

 

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Educazione della VergineXVIII sec. (Fine) Olio su Tela cm. 65 x 70

La raffigurazione dell'Educazione della Vergine è un soggetto che ebbe una grande diffusione nel XVI sec. e rimase molto popolare anche dopo la controriforma.
Nelle opere più antiche Maria è raffigurata mentre ammaestra le sue giovani compagne, cuce le vesti dei sacerdoti o viene assistita dagli angeli che le portano pane e acqua.
Ma il tema più popolare è quello della sua educazione in senso stretto: Maria, che ha accanto la madre Anna, impara a leggere.
In questo dipinto, pur di fattura popolare, non manca l'attenzione al dato cromatico ed al panneggio piuttosto articolato. La caratterizzazione dei volti denuncia una certa ingenuità espressiva e rimanda ad un pittore attivo in ambito locale intorno ala fine del XVIII sec.
Il dipinto, che prima del'intervento di restauro, appariva illeggibile a causa di schizzi di calce e cadute di colore, ha subito un intervento di restauro conservativo ed estetico.

 

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San Francesco di Sales XVIII sec. (Fine) XIX SEC (Inizi) Olio su Tela cm. 50 x 70

Dipinto in pessimo stato di conservazione, presentava numerosi buchi e tagli.
In modo particolare un taglio ad elle interessava il viso e l'abito.
Si è proceduto ad un restauro di tipo conservativo ed estetico.
Di fattura popolare, ascrivibile ad un ignoto pittore locale attivo tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, raffigura S. Francesco di Sales.
Nato nel 1567 in Savoia, nel castello familiare di Sales, fu nominato vescovo della diocesi di Ginevra nel 1602.
Diede la testimonianza di un nuovo modello di saggezza pastorale, frutto di un armonioso equilibrio tra contemplazione, preghiera e azione.
Fondatore insieme e Santa Francesca Giovanna di Chantal dell'ordine della Visitazione (Salesiani) nel 1610, morì a Lione nel 1622 e venne canonizzato da papa Alessandro VII nel 1655.

 

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Gesù Bambino e San Giovannino XVIII sec. (Secoda Metà) Olio su Tela cm. 70 x 100

Sulla scia della Sacra Famiglia "allargata" a comprendere il gruppo di S. Elisabetta, S. Gioacchino, S. Giovannino, secondo le riflessio di S. Bonaventura da Bagnoregio, che aveva considerato la possibilità dell'incontro tra i due nuclei familiari durante la fuga in Egitto, la tenera composizione di gusto arcadico, pone come compagni di gioco il piccolo Gesù, S. Giovannino ed il consueto attributo di quest'ultimo, l'Agnus Dei.
Dipinto di popolare fattura, con un accenno di paesaggio desertico su di un fondo azzurro è opera di un ignoto pittore locale attivo verso la fine del XVIII secolo.
Il dipinto che si presentava illegibile a causa di polvere e schizzi di calce, raffigura Gesù bambino, con uno svolazzante panneggio, che appare a S. Giovanni Battista coperto solo da una rozza pelle, nel deserto.

 

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Frate francescano XIX sec. (Inizi) Olio su Tela cm. 75 x 60

I1 dipinto ha subito un restauro di tipo conservativo ed estetico.
E raffigurato il frate con il saio.
La luce, partendo dall'angolo superiore destro investe la figura ritratta a tre quarti evidenziandone il volto statico e le mani affusolate.

Ingrandisci l'immagineParticolare di tabellone didattico al museo di Manfredonia

Particolare di tabellone didattico al museo di Manfredonia

Volare Fly Free  Piazza delle Rose, 3 71043 Manfredonia (Foggia) Italia  

 

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