Rivista Gargano Parco
Auguri 2004
Mensile d'informazione
Dicembre 2003 Anno 5 n. 12
Celebriamo le aree protette come scuole viventi
Luoghi straordinari in cui l'uomo ritrova le proprie radici.
Articoli scelti
Le Isole Tremiti
L'arcipelago delle Isole Tremiti, cosi ricco di storia e natura, è forse conosciuto più per i segni che l'uomo vi ha lasciato nel corso dei secoli, che per la sua natura incontaminata. Ad esempio San Nicola: un'isola-fortezza che custodisce, oltre all'abitato, la bellissima abbazia di Santa Maria a Mare e che ha resistito nei secoli sia alle insidie del mare che agli assedi dei turchi.
Così ci siamo chiesti se le migliaia di turisti che ogni anno visitano e soggiornano su queste meravigliose Isole non siano anche alla ricerca di un forte e selvaggio contatto con la natura. Un contatto fatto di "lontananza" (dalla terraferma) e di "immersione totale", (è il caso di dirlo), in un ambiente quello marino, che non ha nulla da invidiare alle più blasonate mete turistiche tropicali.
L'infinita varietà degli organismi vegetali e animali che si trovano nei mari che bagnano le coste del Parco, e quindi anche nei fondali di queste perle dell'azzurro Adriatico, sono illustrate in una recente pubblicazione edita dal Parco da Gennaro Ciavarella che, con passione e competenza, ci svela i segreti del mare. Con questo intervento noi vorremmo invece soffermarci sui biotopi terrestri che caratterizzano queste Isole e quindi sui loro principali elementi floristici e faunistici.
Questi ambienti costituiscono un insieme di importanti habitat per la fauna, tra cui molte specie di uccelli, alcuni rettili, mammiferi e invertebrati.
L'intreccio di storia e natura è così forte su queste Isole da esprimersi in una reciproca e prolifica contaminazione linguistica. La fauna, e in particolare gli uccelli ne sono i principali testimoni, le berte (maggiore e minore) ad esempio, presenti qui con le uniche colonie dell'Adriatico, testimoniano la traccia storica indelebile di un passato fatto di miti e leggende, si pensi alle Diomedeae hisulae e alle "diomedee": il nome dato alle berte che in particolare nella berta maggiore (Calonectris diomedea) ricorda anche nel nome scientifico proprio gli "esuli" di Diomede.
Il mito di Diomede (che ha dato il primo nome alle isole), è nato a causa delle vocalizzazioni notturne delle berte che, essendo simili a pianti e lamenti, gli antichi abitanti delle isole attribuivano alle anime disperate dei compagni dell'eroe greco qui sepolto dopo la guerra di Troia. Le presenze faunistiche passate e presenti, caratterizzano a tal punto questi luoghi da aver lasciato un "segno" nella storia anche attraverso la toponomastica.
Infatti se pensiamo a toponimi come la Grotta del Bue marino legato alla presenza della foca monaca, oggi estinta, o ancora alla Rupe dei Falconi che testimonia la presenza (in passato e, fortunatamente, anche oggi), del falco pellegrino. Come abbiamo visto, di grande importanza [...]
Status di protezione
Riserva naturale marina dal 1989, Parco Nazionale (Zona 1 : Caprara. Pianosa, Cretaccio; Zona 2: San Domino e San Nicola) e proposto Sito d'Importanza Comunitaria (pSIC) dal 2000, (Codice: IT9110014).
Rivista Gargano Parco
Interventi di ripristino ambientale e idrogeologico contro l'erosione
Mensile d'informazione
Ottobre 2003 Anno 5 n. 10
Articoli scelti
Gli ecosistemi rocciosi costieri Monte Saraceno
Tra Monte Sant'Angelo e Mattinata si trova un rilievo noto ai più per la presenza di una necropoli dell'età del bronzo: Monte Saraceno.
Chiamato così per la credenza popolare secondo la quale nelle tombe vi fossero seppelliti i turchi, per la sua posizione e le caratteristiche naturali, ospita un importante ecosistema roccioso costiero con prati steppici, lembi di pineta e falesie a strapiombo sul mare.
Con i suoi 260 metri sul livello del mare, Monte Saraceno domina a Nord-Ovest la piana di Mattinata e a Sud-Est tutta la fascia costiera che degrada verso il Golfo di Manfredonia. Proprio la sua posizione geografica costituisce uno degli elementi che fanno di questo uno dei più importanti punti di passaggio dell'avifauna durante le migrazioni.
E infatti possibile avvistare un gran numero di uccelli dai grandi rapaci ai passeriformi. Stormi di gruccioni, tordi e piccoli passeriformi volano veloci verso le loro mete, mentre le grandi sagome di veleggiatori come l'avvoltoio grifone, le cicogne e le gru, volteggiano per riprendere quota sulle correnti ascensionali di aria tiepida.
Ma la presenza di importanti habitat rupicoli fa di questo [...]
Dopo un 'estate dedicata agli itinemri naturalistici nel Parco, riprendiamo il viaggio alla scoperta degli ecosistemi di questa grande area protetta. Di ciascun ecosistema "visiteremo" uno o più biotopi che saranno descritti nelle loro componenti principali, dai più conosciuti ai meno noti, con l'auspicio che questa introduzione alla grande biodiversità degli ambienti naturali del Parco possa essere un invito alla loro conoscenza. [...]
Rivista Gargano Parco
Speciale Oasi Lago Salso
Mensile d'informazione
Novembre 2003 Anno 5 n. 11
Articoli scelti
Le steppe pedegarganiche
Fino a pochi decenni orsono (fino agli anni '50), chi percorreva il Tavoliere si imbatteva in una distesa di pascoli immensi punteggiati dai peri selvatici e interrotta a tratti da paludi temporanee (le marane), che si formavano con il ristagno delle piogge invernali.
Era un ambiente ricchissimo di fauna che da secoli resisteva immutato e intimamente collegato ad una delle tradizioni pastorali più antiche: la transumanza. Da ottobre ad aprile, i pascoli erano brucati da migliala di pecore che affluivano dalle pasture estive di montagna. La situazione rimase invariata fino alla riforma fondiaria quando la trasformazione del pascolo (le mezzane), in suolo agricolo, mutò completamente il paesaggio della Capitanata.
Con l'avvento poi della meccanizzazione agricola, le trasformazioni si fecero sempre più rapide e profonde fino ai giorni nostri.
Oggi tra gli ultimi lembi che testimoniano il paesaggio preesistente, sono proprio le steppe pedegarganiche. Lungo il versante Torre Tufara nei pressi di Monte Aquilone meridionale del Gargano, in una delle aree con la più bassa piovosità d'Europa, esistono dei lembi di questi pascoli aridi che a giusto titolo rientrano nel perimetro del Parco nonché inserite nella Rete Natura 2000 dell'Unione Europea come Zone di Protezione Speciale e Siti di Importanza Comunitaria.
Distese erbose che ad aprile diventano rosa per i fiori degli asfodeli, ospitano una flora e una fauna rare e minacciate come ad esempio la gallina prataiola, fino a qualche anno fa nidificante o l'occhione, uno strano uccello crepuscolare che proprio in quest'area vive con una popolazione che sembra essere la più importante d'Italia.
Mentre l'erpetofauna presente annovera specie come rospo smeraldino, vipera, biacco, etc.
Praticamente in qualsiasi periodo dell'anno si può osservare qualcosa [...]
Status di protezione
Parco Nazionale del Gargano (Zona 1), Zona di Protezione Speciale (ZPS) e proposto Sito di Importanza Comunitaria (Codice IT9110008).
Rivista Gargano Parco
I Parchi italiani protagonisti nel mondo
Bosnia Erzegovina / Marocco Giappone / Sudafrica
Mensile d'informazione
Settembre 2003 Anno 5 n. 9
Vedi pure la pagina Vignanotica.
Articoli scelti
Il Vallone di Vignanotica
Con la fine dell'estate e l'esodo dei turisti "marinari", le spiagge e le località vicine alla costa acquistano un fascino particolare.
Così proponiamo un facile percorso da vivere magari in una bella giornata di settembre.
L'itinerario si svolge lungo il Vallone di Vignanotica per terminare sulla spiaggia più bella del Gargano. Lungo la litoranea Mattinata-Vieste, (per chi proviene da Mattinata), superata Baia delle Zagare dopo pochi chilometri sulla destra in corrispondenza di uno spiazzo con un chiosco si può parcheggiare l'auto. Qui, seguendo l'indicazione per la spiaggia, scendere a piedi lungo la strada che si snoda lungo il vallone per raggiungere il mare dopo circa 3 km. La strada è percorribile anche in auto, ma percorrerla a piedi fa assaporare appieno questo stupendo scorcio del Gargano.
Scendendo fra lecci e macchia mediterranea, accompagnati dal profumo delle essenze aromatiche, saranno possibili avvistamenti di fauna a volte spettacolari.
Infatti lungo la discesa, a sinistra del vallone, si estende per circa 2000 ettari, la tenuta di Pugnochiuso [...]
A cura di Maurizio Gioiosa e Matteo Cacarella dell'Osservatorio Naturalistico del Parco