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Amministrazione Provinciale di Foggia

LE VIE E LA MEMORIA DEI PADRI

Santuari e percorsi devoti in Capitanata

P. Mario Villani o.f.m.
Giuseppe Soccio

Presentazione

Giuseppe Casale - Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino

Sulle nostre autostrade sfrecciano, veloci, migliaia di automobili. Per raggiungere senza intoppi il traguardo i guidatori sono attenti alla segnaletica stradale.
E, ogni tanto, si fermano alle stazioni di servizio per far rifornimento di carburante o agli autogrill per una pausa di distensione e di ristoro. Altrimenti, sono guai.

Copertina Le Vie e la Memoria dei Padri

Mi è venuta davanti agli occhi questa immagine leggendo il volume del P. Mario Villani e di Giuseppe Soccio, dal suggestivo titolo "Le Vie e la memoria dei Padri - Santuari e percorsi devoti in Capitanata". Perché i Santuari, che sorgono numerosi nelle nostre città o sulle nostre colline, sono come provvidenziali "stazioni di servizio" e segnali luminosi nel cammino della vita.

Camminare non vuoi dire correre senza meta. Inebriarsi della velocità. Camminare vuoi dire muoversi verso un traguardo, Dare un senso alla propria vita. Riscoprire la gioia di un cammino compiuto insieme con altri; di una sempre nuova riscoperta di uomini, luoghi, avvenimenti, memorie del passato, fatti del presente.

Questo rappresentano i Santuari nella vita dell'umanità.

Ci indicano il traguardo finale della vita. Ci consentono una sosta che ci affranca nello spirito e nel corpo. Ci fanno toccare con mano ciò che la fede produce nella storia dell'uomo. Di bello, di artistico, di espressione di solidarietà, di gioia vissuta in clima fraterno.
All'uomo, tentato di chiudersi nella breve ed insoddisfacente prospettiva del tempo, il Santuario dischiude la speranza dell'Eterno.
All'uomo, che si isola nella disperante solitudine, il Santuario fa sperimentare la gioia di un popolo che si incontra insieme: o per pregare, o cantare, od amare.
Che cosa cercavano i pellegrini che si recavano alla grotta dell'Angelo sul promontorio del Gargano, se non la certezza della vittoria sul male contro le ritornanti tentazioni di pessimismo e di scoraggiamento? Che cosa cercavano i pastori che accompagnavano le greggi dall'Abruzzo nella piana dell'Incoronata, se non una risposta ai problemi della vita, che non sono soltanto fame di pane, ma anche conforto e sostegno nella dura lotta per la sopravvivenza?
Che cosa cercano i pellegrini che da tutto il mondo si recano a San Giovanni Rotondo, se non la conferma che Dio è padre di tutti, consola gli afflitti, accoglie i malati, ridona pace al cuore?
P. Pio richiama tutti all'amore di Dio, alla carità fraterna, alla riscoperta della croce, unica via di salvezza, Anche nell'attuale società consumistica e superficiale. Certo, la devozione popolare è anche esposta ai rischi della superficialità, delle contraffazioni, delle mistificazioni.

I Santi Guglielmo e Pellegrino, incisione di Giuseppe Iannantuoni, 1871

Ma, questo non può diventare l'alibi per giudicare sbrigativamente il complesso fenomeno della pietà popolare, che, nella sua genuina espressione, è traduzione concreta di un Cristianesimo che si incarna nella storia degli uomini, che si fa cammino e incontro di pellegrini, in cerca dell'Assoluto.
Il Giubileo del 2000, al quale intendiamo prepararci con la dovuta attenzione, deve stimolarci tutti a ripensare l'importanza della vita cristiana nella storia del nostro territorio. Non per una sterile rivendicazione di primato, rna per una oggettiva constatazione di una vivificante presenza che si è impressa nella storia ed è diventata stile di vita, che dobbiamo continuare a rendere vivo e presente nei costumi della nostra gente.
Oggi, sono in gioco le sorti dell'umanità. Ad una svolta epocale della storia, noi ci presentiamo con il cuore pieno di speranza, senza alcun timore. Le paure millenaristiche non hanno niente a che fare con la forza della fede che si proietta verso il futuro e che intende costruirlo con l'operosità di ogni giorno.
Grazie al Padre Villani e a Giuseppe Soccio, per il diligente lavoro di ricerca.
Grazie all'Amministrazione Provinciale che si è fatta carico della pubblicazione del volume.
Siamo, così, in grado di proseguire il cammino dei pellegrini che hanno attraversato le nostre strade.
Diventando anche noi "concittadini dei santi e familiari di , Dio" (Ef 2,20).

 

Guglielmo da Vercelli e Giovanni da Matera

Ma il XII secolo era ricco anche di altre istanze religiose di cui sono testimoni alcuni tra i personaggi più interessanti della storia religiosa del Mezzogiorno d'Italia. Il grande movimento riformatore monastico, iniziato a Cluny nel cuore della Francia nel sec. X, aveva riempito di nuovi fermenti tutta l'Europa. Dopo il torpore del "secolo oscuro", la Chiesa aveva imboccato il difficile cammino della restaurazione svegliando le sue energie nascoste. È il tempo di S. Gregorio VII, di Matilde di Canossa e di S. Bernardo.

Nella nostra Capitanata quest'ansia rinnovatrice, interpretata in rapporto alle nuove esigenze operative e di spiritualità della Chiesa locale, era arrivata nel sec. XII con Guglielmo da Vercelli e Giovanni da Matera, ambedue" eremiti e apostoli, pellegrini ricercatori appassionati dì una perfezione intcriore che fosse in pari tempo linguaggio e testimonanza.

Accadia, Monte Crispignano, Santuario di Maria Santissima del Carmine

La storia ci narra le loro peripezie e di come, dopo lungo cercare, abbiano finalmente trovato, intorno al Gargano e alla Capitanato, il luogo della loro pace.
Guglielmo da Vercelli, dopo aver dimorato a lungo presso la Grotta dell'Arcangelo a Monte Sant'Angelo, fondò il monastero di Montevergine e, infine, si ritirò all'Incoronata di Foggia per vivere in solitudine con pochi compagni e dedicarsi all'apostolato fra i contadini danni e i pastori abruzzesi.

Giovanni da Matera, amico e discepolo di Guglielmo, dopo molte esperienze, finalmente trovò la sua dimora nell'antico e ormai abbandonato monastero di S. Gregorio a Pulsano, ribattezzato "Santa Maria di Pulsano". I monasteri fondati dai due santi hanno avuto una parte non piccola nella storia civile e religiosa della Capitanata.
A questo punto è da ricordare anche il beato Giovanni da Tufara fondatore dell'abbazia dì S. Maria del Gualdo a Mazzocca presso Foiano di Val Fortore, contemporaneo dei due santi di cui si è fatto cenno, il quale, avendo in comune con loro molta parte dell'esperienza religiosa, percorse a lungo le aspre balze del Gargano alla ricerca di un luogo dove vivere in povertà prima di scegliere la solitària pace della Valle Fortore.

Tra gli studiosi va sempre più prendendo piede l'opinione che Giovanni da Matera, come del resto il suo maestro Guglielmo da Vercelli, anche se è da considerare un rappresentante di quella rinascita che da Cluny si irradiò per tutta l'Europa, purtuttavia rappresenta un superamento dell'impostazione eminentemente monastica dei clunìacensi con il forte impegno pastorale assunto come dimensione abituale della vita religiosa.
Per questo motivo i pulsanesi preannunciano la nascita degli ordini mendicanti. Anzi, secondo alcuni, l'ordine pulsanese è quello che più da vicino prefigura la spiritualità francescana.
È da notare, poi, che sul Gargano già prima che arrivasse Giovanni da Matera esisteva già una robusta esperienza pastorale a favore dei pellegrini da parte dei monaci benedettini di San Giovanni in Lamis, attualmente convento di San Matteo presso San Marco in Lamis.

 

Francesco d'Assisi

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Garganonet  Piazza delle Rose, 3 71043 Manfredonia (Foggia) Italia  

 

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