Restauro

IL CASALE DI S. EGIDIO DEL PRATO DI PANTANO

Masseria Agropolis - Atti del convegno del 12/12/98 - Valorizzazione delle risorse e la pianificazione del territorio con un'area dedicata al recupero del Pantano di S. Egidio.
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Copertina del volume Rivalorizzazione del Pantano di Sant'Egidio

Il Casale di S. Egidio del Prato di Pantano sorgeva, a circa tre Km da S. Giovanni Rotondo, alle falde del monte Calvo.
Di questo insediamento, restano oggi solo i ruderi della chiesa di S. Egidio e i resti dell'attiguo insediamento monastico.
I primi documenti che attestano la presenza della chiesa risalgono al 1086, quando il conte normanno Enrico donò, nel 1086, ai monaci benedettini di Cava dei Tirreni, il territorio sul quale quest'ultima doveva edificare la predetta chiesa.
Il primo nucleo della chiesa (le due campate antistanti l'abside) sorse presumibilmente tra la fine del sec. XI ed i primi decenni del secolo successivo. A questo nucleo originario, fu aggiunto circa un secolo dopo, il resto della fabbrica. A seguito di questo intervento, la chiesa assunse una configurazione ad aula unica allungata con terminazione absidale semicircolare.

Dai resti sommitali del prospetto posteriore si evince che la copertura della chiesa era caratterizzata da una volta a sesto acuto; il manto estradossale era coperto di chianchette.
Lungo le pareti perimetrali si scorgono tracce di affreschi; alcuni di questi sono ancora presenti sotto alcuni ambiti murari, segno, questo, che la chiesa ha subito ulteriori consolidamenti nel tempo.
I prospetti laterali esterni sono caratterizzati dalla presenza di numerosi contrafforti.
Queste strutture denunciano chiaramente interventi di consolidamenti statici a seguito di dissesti generati dalla spinta delle volte ogivali per il pesante carico sovrastante.

Stato dei luoghi

Il complesso architettonico di S. Egidio al Pantano si presenta, oggi, allo stato di rudere ed in abbandono.

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Crolli
  • la copertura (a volta ogivale) dall'altezza delle imposte,
  • gli archi (ogivali) che dividevano le campate interne della navata;
  • il prospetto laterale destro, per circa il 70% dell'intera superficie,
  • l'angolata destra del prospetto principale
  • una parte (40%) della finestra orbicolare del prospetto principale;
  • le creste murarie del prospetto principale.
  • Si fa osservare che il materiale di crollo risulta riversato, parte, all'interno della navata e, parte, all'esterno del prospetto laterale destro.

    Caratteristiche delle strutture murarie in elevazione

    Le strutture emergenti della chiesa in esame sono caratterizzate prevalentemente da murature in pietra ad opus incertum.
    Non mancano, tuttavia, elementi strutturali realizzati in conci lapidei lavorati: gli archi del catino absidale. Le arcate cieche disposte sulle pareti laterali, i pilastri che scandiscono le campate, gli stipiti e la ghiera d'arco del portale principale.

    Le murature longitudinali testimoniano, inoltre, la presenza di numerosi interventi di rifacimenti e di consolidamento eseguiti nel corso dei secoli.

    Si registra, innanzi tutto, come, peraltro, già osservato nella relazione storica un allungamento della navata; poi, diverse operazioni di consolidamento, quali, ad esempio, la realizzazione di contrafforti esterni, la costruzione di nuovi pilastri interni affiancati a quelli originari e l'esecuzione di rimpelli murari al di sotto delle arcate cieche.
    Quest'ultima operazione ha anche tamponato il corredo pittorico che affrescava le superfici interne delle precedenti murature.

    Fenomeni di degrado

    Il degrado strutturale che si è evidenziato studiando i ruderi in questione è stato causato innanzi tutto dal collasso della pesante struttura ogivale di copertura, a questo fenomeno si è aggiunto, poi, il plurisecolare stato di abbandono dell'immobile.

    Allo stato attuale, i principali fenomeni di degrado che si riscontrano sulle sopravvivenze materiali dell'antica chiesa benedettina sono:

  • fenomeni di sbrecciamento murario (in alcuni casi anche a tutto spessore) su alcuni ambiti del prospetto laterale destro;
  • fenomeni di allentamento della tessitura di alcune masse murarie dovuti alla perdita del potere legante delle malte interne; tali fenomeni sono stati generati dalle persistenti azioni metereologiche;
  • fenomeni di disgregazione di ambiti murari dovuti alle pressioni meccaniche esercitate dalle radici di arbusti e cespugli;
  • fenomeni di degrado superficiale (sfarinamento e gessificazione) di alcuni conci lapidei lavorati; questi fenomeni sono riscontrabili soprattutto sugli stipi del portale principale e sui conci degli archi del catino absidale;
  • asportazione vandalica di conci e/o elementi architettonici e di lacerti di affreschi eseguita da ignoti.
  • PROPOSTE DI RESTAURO

    Come più volte osservato, l'immobile si presenta allo stato di rudere. Gli elementi originar! che definivano 1' antica spazialit ed il corredo forma- le della chiesa risultano, in buona parte, assenti. L'eventuale ricostruzione delle parti mancanti dell'edificio comporte- rebbe, pertanto, interventi filologicamente inaccettabili. In buona sostanza, considerando che le preesistenze materiali della chiesa benedettina in que- stione si caratterizzano allo stato di rudere, appare corretto testimoniare alle generazioni future ci che i secoli ci hanno tramandato. Pertanto, si ritenuto opportuno orientare la tipologia degli interventi sul restauro e recupero materiale dell'esistente.

    Interventi di restauro

    Gli interventi che sarebbero da eseguire sono:

  • rimozione del materiale di crollo all'interno ed all'esterno della chiesa; questa operazione sar eseguita con la dovuta cautela al fine di recuperare eventuali elementi architettonici;
  • restauro delle superfici murarie tramite operazioni di scarnitura, stuccatura e stilatura dei giunti dei conci lapidei;
  • integrazione muraria sugli ambiti di muratura sbrecciati; questa operazione sar eseguita con materiale lapideo proveniente dai crolli. Per evidenziare il nuovo intervento, le integrazioni saranno eseguite in lieve sottosquadro;
  • consolidamento dei nuclei murari a mezzo di iniezioni di miscela fluida di calce eminentemente idraulica e pozzolanica iperventilata;
  • consolidamento murario a mezzo di perforazioni armate con barre di acciaio inox e miscela cementizia con cementi privi di sali del tipo SIKA GROUP TIK025;
  • protezione dei nuclei delle creste murarie tramite massetto in coccio pesto;
  • rimozione della pavimentazione, col recupero delle basole esistenti;
  • creazione di vespaio;
  • posa in opera di nuova pavimentazione in basole calcaree.
  • A cura di Mura Ciuffreda e Cornelia Mazzamurro

    Madonna della Vetrana Castellana Grotte (Ba) Acquerella di Padre Tommaso rignanese

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