Riviste mensile del Parco del Gargano (Anno 2001)

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Rivista Gargano Parco

Valloni, dune e steppe del Gargano

Mensile d'informazione

Gennaio 2001 Anno 3 n. 1

Articoli scelti

Le tecniche di ingegneria naturalistica per la difesa del suolo nelle aree protette

Nelle aree protette a rischio idrogeologico, quale è il Gargano, una delle scelte tecniche da adottare per la difesa del i suolo in attuazione di interventi di idraulica agro-foresta le è l'ingegneria naturalistica.
Questa tecnica di intervento per la difesa del suolo ed il recupero ambientale utilizza vegetali vivi quali materiali da costruzione e può sostituire in numerosi casi, ovvero completare, le opere di ingegneria tradizionale realizzate con il calcestruzzo cementizio, diminuendo notevolmente l'impatto ambientale ed i costi di realizzazione.
Tale tecnica è molto diffusa nell'Italia settentrionale in particolare: Trentino, Friuli, Liguria, Piemonte ed in molti paesi del centro nord Europa con ottimi risultati.
La peculiarità della bioingegneria consiste nell'utilizzare piante intere, o parti di ess ovvero gruppi di piante, anche in combinazione con materiali inerti quali: pietrame, legname da opera, materiali cementanti, la cui caratteristica principale è quella di garantire la massima capacità di attecchimento.
L'ingegneria naturalistica a differenza dell'ingegneria tradizionale, che va a modificare artificialmente l'evoluzione dinamica del territorio determinando l'instaurarsi di un equilibrio precario e innaturale, si integra e aiuta i processi spontanei di consolidamento in modo da raggiungere un sufficiente grado di stabilità del suolo.
Le piante svolgono la loro azione di protezione del suolo sia riducendo l'azione battente delle precipitazioni, che vengono in parte intercettate dalla parte epigea, trattenute ed immagazzinate, con conseguente diminuzione del deflusso superficiale e contenimento dell'erosione idrica superficiale, sia attraverso un'azione drenante del terreno.
Con l'evapotraspirazione infatti, grandi quantità di acqua vengono consumate con conseguente calo della umidità del suolo, aumento dell'attrito interno delle particelle, diminuzione della spinta, riduzione del peso proprio e aumento della stabilità del terreno.
La funzione stabilizzatrice delle piante si estrinseca anche attraverso le radici che fissano e sostengono il terreno con la loro azione meccanica.
In altri termini si può sintetizzare che le proprietà stabilizzanti delle piante nel terreno, sono la risultante della forma dell'apparato radicale, dall'intensità di radicamento, dalla massa degli apparati radicali e dalla resistenza alla trazione delle radici.
La difesa del suolo da attuare nel Gargano riguarderà interventi di completamento [...]

 

Rivista Gargano Parco

Patrimonio dell'Umanità.

Mensile d'informazione

Marzo 2001 Anno 3 n. 3

Articoli scelti

Undici proposte didattiche e tante tappe per scoprire il Parco Nazionale del Gargano

Le aree tematiche
II 25 marzo parte la grande sfida "Educare al Parco".
Più di 8.000 ragazzi delle scuole elementari e medie dell'area Parco, saranno coinvolti attivamente nella scoperta del proprio territorio, per comprendere l'importanza della collocazione all'interno di un'area protetta.
A tal fine, e per la creazione di un adeguato percorso educativo, grazie alla collaborazione degli educatori ambientali del Gargano, si è proceduto ad individuare le occasioni che il territorio stesso offre, proponendo gli itinerari che raccolgono gli aspetti più significativi della nostra terra: storico, naturalistico, archeologico, geologico.

L'avifauna delle zone umide

Palude Frattarolo (ex Daunia Risi)
Essa rappresenta l'ultimo lembo delle preesistenti paludi sipontine che si estendevano dalle pendici del Gargano sino al fiume Ofanto. Questo ambiente ha una grande valenza naturalistica per la varietà di specie (biodiversità) e la produttività che superano quelle delle foreste tropicali.
Durante l'escursione si potranno notare tantissime specie di uccelli: dalle oche selvatiche agli aironi cinerini, dalle garzelle ai piro pira.

Naturalismo, Carsismo, Archeologia

Il Parco Archeologico di Siponto
Dal Centro Visite del Parco Archeologico di Siponto al sentiero attrezzato che conduce all'area Archeologica dove ci si lascerà affascinare dalle vestigia d'epoca romana (i resti del porto, dell'anfiteatro, del ninfeo, tratti della cinta muraria), d'epoca paleocristiana (la prima Basilica dedicata alla Vergine e i quattro implanti ipogeici) e medioevale (cripta e chiesa superiore di Santa Maria di Siponto). Attraverso le collezioni del Museo Archeologico Nazionale del Gargano, sarà, inoltre, narrata la storia della laguna sipontina, sintesi del popolamento antico della Puglia settentrionale.

La Foresta Umbra
Residuo della primigenia e millenaria selva del promontorio del Gargano, la Foresta Umbra costi tuisce l'ambiente più rappresentativo del Nemus Garganicus, decantato da poeti e scrittori latini. È proprio la Foresta Umbra che rappresenta il "cuore verde" del Parco Nazionale del Gargano, con i suoi 5.000 ettari di Pino d'Aleppo, di Faggi, di Carpini, di Tassi secolari [...]

L'oasi Archeologica "La Salata"
Recuperata dai volontari del WWF, dopo anni di degrado [...]

Santa Maria di Monte D'Elio
Ubicata sull'omonimo rilievo del versante settentrionale della costa garganica che si protende verso il mare a separare i due laghi costieri di Lesina e Varano. La chiesa sorge su un pianoro che guarda verso il mare, a dominare la località di Torre Mileto, da cui [...]

L'oasi di San Giuseppe
L'oasi WWF di San Giuseppe, rappresenta un vero contenitore di ecosistemi. Offre ricchezza di [...]

 

Rivista Gargano Parco

Il ritorno del Gobbo rugginoso

Mensile d'informazione

Maggio 2001 Anno 3 n. 11

Articoli scelti

Inaugurato il Centro Studi del Parco Michelangelo Manicone

Vedi anche il depliant:
Primo Concorso Fotografico Nazionale intitolato a Padre Michelangelo Manicone

II rispetto dell' ambiente come comandamento etico e non più solo come precetto normativo. Questo l'auspicio che ha salutato l'inaugurazione del Centro Studi "Michelangelo Manicone"', avvenuta lo scorso 18 aprile nell'auditorium del Convento di San Matteo a San Marco in Lamis.
Il Centro, che avrà sede nella biblioteca del Convento e per direttore Padre Mario Villani, nasce da un accordo tra l'Ente Parco Nazionale del Gargano e la Provincia di San Michele Arcangelo dei Frati Minori. Si propone quale luogo di studio e approfondimento dei temi legati alla salvaguardia e alla valorizzazione del territorio, anticipati dalle riflessioni illuminate del Francescano che visse e morì sul Gargano.
Il nome di Padre Michelangelo Manicone è, infatti, legato essenzialmente all'opera "La Fisica Appula", pubblicata a stampa in cinque volumi tra il 1806 e il 1807, che non è solo un compendio sulle peculiaria-tà geomorfologiche e naturalistiche del Gargano e della Puglia, ma un accorato appello ad una conoscenza più attenta del territorio, garanzia di una corretta gestione.
Pur essendo improntata ad un rigore scientifico illuministico, l'opera si basa su di un fondamento etico e cristiano che riconosce nell'utilità pubblica il suo principale e precipuo fine. "L'idea guida - ha tenuto a precisare Padre Donato Sardella, Ministro Provinciale dei frati Minori- è quella della natura figlia di Dio, che non ammette uno sfruttamento scriteriato delle sue risorse. Un problema che P. Michelangelo Manicone sentiva particolarmente, considerata sia la sua vocazione francescana che i suoi natali in terra garganica".
Nato a Vico del Gargano nel 1745 il frate visse per molti anni nel convento di Stignano, di cui fu, tra l'altro, anche Padre Guardiano. "La ricca natura di questa terra - ha ricordato il Prof. Saverio Russo dell'Università di Bari- fu oggetto di ripetute peregrinazioni scientifiche, improntate all'osservazione diretta e all'approfondimento del legame tra causa ed effetto nei fenomeni naturali.
Un caso particolarmente studiato fu quello delle cesinazioni operate nei boschi del Gargano, causa in larga [...]
Roberta de Iulio
E' Padre Mario Villani il direttore del Centro Studi Manicone.

Speleologia

Manfredonia Scaloria la grotta dimenticata

A cura di Carlo Fusilli Gruppo Speleologico Datino ONLUS

Proseguendo con la rassegna dei siti carsici a rischio, come non citare le problematiche ambientali che affliggono il noto ipogeo di Scaloria?
La grotta fa parte di un sistema sotterraneo, ubicato nella periferia settentrionale di Manfredonia, cui appartiene anche la vicina Grotta di Occhiopinto.
Prescindendo dall'importanza speleologica del complesso carsico (si tratta di una delle cavità più estese del Gargano), la Grotta Scaloria, in particolare, presenta notevole rilievo soprattutto per le innumerevoli testimonianze archeologiche restituite grazie alle sistematiche campagne di scavo intraprese in passato.
Scoperta casualmente nel 1932 in seguito ai lavori relativi alla costruzione dell'Acquedotto Pugliese, al suo intemo si rinvennero sepolture e vasellame risalenti al Neolitico medio.
Nel 1967, dopo aver superato una serie di angusti passaggi, due giovanissimi neo-speleologi locali esplorarono un secondo grande ambiente (la cosiddetta "Scaloria-Bassa") che riaccese l'interesse per la grotta.
In tal luogo furono ritrovati moltissimi vasi, spesso disposti sotto le stalattiti al fine di raccoglierne le acque di stillicidio, manufatti in selce e resti osteologici di notevole interesse.
II prof. Santo Tinè (Ordinario di Archeologia presso l'Università di Genova), con l'aiuto degli speleologi della Commissione Grotte "E. Boegan" di Trieste, si occupò del recupero e dello studio dei preziosi reperti.
Circa dieci anni dopo le ricerche ripresero grazie all'impegno degli Istituti di Archeologia delle Università di Los Angeles e Genova e furono premiate con il ritrovamento di altri straordinari reperti costituiti da ossa appartenute ad animali quali l'uro, lo stambecco, il cervo, il camoscio, il daino, il capriolo, ecc., ed inoltre da utensili in selce e oggetti in ceramica, ascrivibili ad un arco di tempo compreso tra i ventimila ed i quattromila anni addietro.
Oggi questo tempio della preistoria garganica. noto per aver fornito il maggior numero di dati sul Neolitico nell'ambito dell'Italia sud orientale, giace in uno slato d'incredibile e inaccettabile abbandono, quasi che. spogliato di gran parte dei suoi tesori, esso abbia ormai perso ogni interesse.
Del cancello che ne proteggeva l'accesso onnai non resta più traccia: chiunque può entrare nella grotta e prelevare il suo souvenir.
Puntualmente, ad ogni nuovo sopralluogo, si constatano il progressivo degrado e i danni perpetrati da improvvisati Indiana Jones, che spesso si introducono nella grotta tacendo razzia di stalattiti e dei pochi frammenti ceramici rimasti.
Non è difficile osservare scritte-ricordo che deturpano le pareti o imbattersi in mucchi di rifiuti e cumuli di concrezioni distrutte.
Chi pensa che Scaloria abbia onnai rivelato tutti i suoi segreti si sbaglia: vi sono ancora luoghi (fortunatamente poco accessibili) dove è ancora possibile ammirare l'arte dell'uomo neolitico, ma fino a quando? Recenti scoperte biospeleologiche, che non mancheranno di avere grande clamore nel mondo scientifico, hanno inoltre fatto comprendere la notevole importanza che la cavità riveste anche sotto quest'aspetto.
Ma la delicata fauna esistente è gravemente minacciata dalla presenza di sostanze inquinanti di notevole pericolosità quali, in particolare, le micidiali pile a secco che si rinvengono un po' dovunque.
Dopo alcune missive e ripetuti colloqui telefonici in cui informavamo l'Amministrazione Comunale di Manfredonia di quanto stava avvenendo a Scaloria, nel luglio dello scorso anno si tenne un incontro tra i responsabili della Federazione Speleologica Pugliese e l'Assessore all'Ambiente del sunnominato centro garganico. il quale si mostrò realmente preoccupato per la situazione.
In tale occasione si decise d'intervenire subito apponendo un'adeguata recinzione ali'imbocco della cavità e fu lanciata l'idea di redigere un progetto che prevedesse l'inserimento della stessa nella perimetrazione del Parco Nazionale del Gargano, proposta realmente opportuna ai fini della conservazione e della tutela del sito in questione.
A disianza di un anno da questi avvenimenti nulla ancora è stato fatto: la proposta d'inserimento della grotta all'interno del Parco giace in qualche polveroso cassetto e la grotta resta tutt'oggi alla mercé dei vandali.

Il ritorno del Gobbo rugginoso

Da alcuni mesi presso l'Oasi Lago Salso è possibile osservare nei chiari d'acqua o tra le canne strane piccole anatre tuffatrici, color marrone, con il becco grosso e la piccola coda diritta.
Forse nemmeno i vecchi cacciatori della zona si ricordano del Gobbo rugginoso, visto che le ultime sporadiche osservazioni risalgono agli anni '50, quando questa anatra era ancora presente, anche se non più nidificante.
Poi la riduzione degli ambienti favorevoli alla sua presenza, ma ancor di più l'attività venataria, hanno provocato la sua estinzione nel nostro paese così come nella maggioranza degli stati europei.
Il suo areale che fino al secolo scorso andava dal bacino del Mediterraneo sud occidentale fino alle estreme regioni della Cina nord-occidentale quasi senza interruzioni, si è ridotto a tre popolazioni, due più stanziali concentrate una in Spagna ed una in Tunisia e Algeria, una più grande e migratrice concentrata tra Kazakistan e Federazione Russa, svernante soprattutto in Turchia.
Quindi oggi si può affermare che la popolazione europea di gobbi rugginosi è esclusivamente spagnola, ed è venuto a mancare l'anello di collegamento [...]

 

Rivista Gargano Parco

Auguri
Il Parco da buoni frutti grazie alla passione dei suoi abitanti

Mensile d'informazione

Dicembre 2001 Anno 3 n. 12

Articoli scelti

La scuola, grande alleata del Parco

Analisi conclusiva del progetto "Educare al Parco"

Premesso che il progetto "Educare al Parco" ha rappresentato la prima esperienza educativa ideata e coordinata dall'Ente Parco, con il supporto degli operatori del Centro Visite di Lesina, tuttavia, si ritiene che i risultati siano stati più che soddisfacenti.
Il lavoro svolto in maniera sinergica dagli operatori LIPU e dai rappresentati delle cooperative e associazioni ambientaliste del Gargano, ha fatto si che dalle attività educative proposte dagli esperti di educazione ambientale si facilitasse l'acquisizione, da parte della scuola, dell'informazione scientifica necessaria ad una più qualificata consapevolezza delle risorse del proprio territorio, al fine di suscitare, in questo modo, maggiore attenzione verso i luoghi del Parco ed apprendere nuove metodologie per la fruizione di esso.

La partecipazione delle scuole

Per ogni scuola Elementare e Media sita in area Parco, il progetto prevedeva un certo numero di uscite, calcolato in proporzione al totale degli iscritti per ciascuna di esse, e per ogni uscita assegnata, l'Ente Parco ha corrisposto la somma di L. 500.000 a titolo di incentivo, da impiegarsi per coprire, per quanto possibile, le spese di noleggio dell'autobus (esempio: Istituto Comprensivo "Centonza" di Lesina - uscite assegnate: 4 - incentivo: L. 2.000.000).
Le scuole invitate a partecipare al progetto hanno in maggioranza risposto positivamente, pertanto si stima che complessivamente la percentuale dei soggetti che hanno aderito all'iniziativa corrisponde all'83%.
Sul totale delle scuole che hanno risposto all'invito si consideri che: il 74,3% ha effettuato tutte le uscite previste a parità di importo assegnato; il 14,3% non ha usufruito totalmente dell'importo assegnato, effettuando meno uscite di quelle previste; l'11,4% invece, distintosi per particolari capacità organizzative e di coordinamento nella scelta degli itinerari e dei tempi di realizzazione delle escursioni, ha effettuato più uscite rispetto a quelle previste, a parità di importo assegnato.
Complimenti!
Il totale dei visitatori: 6492

II progetto prevedeva un numero di visitatori di circa 8000 persone.
La differenza tra detta cifra e quella effettiva di visitatori, corrisponde esattamente al 17% delle scuole che non hanno partecipato.

L'itinerario più visitato

Grazie all'esperienza awiata autonomamente già da anni da Associazioni Ambientaliste e di volontariato, è stato più semplice, per gli operatori dell'Ente, individuare i luoghi da proporre per le attività di educazione ambientale previste nel progetto. Infatti, in tale scelta si è tenuto conto prevalentemente delle specificità ambientali, delle caratteristiche di fruizione e delle capacità comunicative dei luoghi, per poter proporre agli studenti momenti di studio, di conoscenza, di fruizione con scarso carico antropico. (Grafico 1). Per ogni itinerario visitato, gli insegnanti si sono espressi in termini valutativi sullo stato dei luoghi. È stata redatta una tabella dettagliata per ciascun itinerario, ma si è ritenuto opportuno, in tale sede, di doverne [..]

Garganonet  Piazza delle Rose, 3 71043 Manfredonia (Foggia) Italia  

 

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