Elenco Pubblicazioni (4)

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REALTÀ E PROSPETTIVE
della rete ospedaliera in Capitanata

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CAPITANATA
Assessorato alla Igiene, Sanita ed Ecologia - 1972

ATTI E DOCUMENTI E STUDI DAUNI
Quaderni dell'aministrazione provinciale

PRESENTAZIONE Accertare la realtà ospedaliera della provincia di foggia, le possibilità di sviluppo a medio e a lungo termine, le possibili compensazioni e le combinazioni scientifiche e sociali collaterali di pratica ed auspicabile attuazione; sono questi gli scopi che ci hanno spinto a portare a termine questa indagine, frutto di attente ricerche e di altrettanto attente analisi comparate. Abbiamo fatto ciò nella consapevolezza delle responsabilità che incombono a un organismo pubblico provinciale quale l'Ente Provincia che, se pur istituzionalmente investito di compiti diretti nel campo della salute pubblica, ha tuttavia responsabilità promozionali non indifferenti. Consapevoli altresì del fatto che nulla si può promuovere, con buone possibilità di successo, senza la conoscenza documentata della situazione reale, abbiamo voluto fare una precisa esposizione del quadro presente e di quello futuro, per consentire a tutti gli operatori del settore di muoversi con relativa sicurezza. Dovremmo fare in prefazione una stringata sintesi dell'opera, ma il timore di scoraggiare i più pigri alla lettura [...]

 

ARTE CRISTIANA Ipotesi per un dipinto ritrovato

Maria Censi - 1995

ARTE CRISTIANA

II dipinto qui riprodotto, raffigurante la Madonna con Bambino e i SS. Giuseppe e Francesco, potrebbe sembrare, al primo sguardo, l'opera che Ludovico Carracci eseguì nel 1591 per il convento centese dei cappuccini, nota agli studenti guercinia-ni come la 'carraccina'. Al contrario, l'assenza dei committenti, in basso a destra, lascia intendere che si tratta d'altro.
Sconosciuta prima d'ora, la tela è stata recentemente rinvenuta dalla scrivente nella canonica vecchia della parrocchiale di Corporeno, la chiesa per la quale il Guercino dipinse, nel 1615, un'immagine di Madonna con Bambino, oggi perduta, cui facevano corona i misteri del rosario, tuttora visibili sul secondo altare a destra. Al momento del ritrovamento, il dipinto appariva di difficile [...]

 
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Scuola Media Statale "V. AMICARELLI" Monte Sant'Angelo

Annuario del Cinquantenario 1947/48 - 1997/98

Monte Sant'Angelo 1998

Presentazione

Potrebbe sembrare quasi un "atto dovuto" festeggiare il cinquantenario della nascita di una scuola.
Da sempre, invece, in ogni cultura, rimarcare "l'origine " di un'attività o di un evento ha un profondo significato identificativo e costruttivo, tanto più importante nell'odierno scenario di accelerazione e mutazione, per la società e per la scuola.
E dunque, la celebrazione, la "festa dell'inizio" riannoda i fili delle continuità nei [...]

 
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Leader Gargano

Un progetto per lo sviluppo
Consorzio Gargano

Giovanni Fiorentino - Claudio Grenzi 1995
Realizzazione editoriale Claudio Grenzi Sas

Grotta Paglicci
Sepoltura sotto ocra del Paleolitico superiore, cultura gravettiana.
Questa scoperta, rinvenuta assieme ad altri numerosi e importanti documenti del Paleolitico, nel corso degli scavi che l'Università di Siena va conduceudo dal 1971 e datata con il metodo del Carbonio 14 tra il 23400 ed il 23004 circa da oggi, appartiene a una donna di 18-20 anni della razza Cro-Magnon.
Questi scavi, che proseguiranno ancora per lunghi anni, prepareranno la visita alla grotta in occasione del XIII Congresso dell'Union International des Sciences Préhistoriques et Protohistoriques del 1996.

[...] era il promontorio ai viaggiatori del Sette-Ottocento: numerosi, infatti, furono quelli che si addentrarono nel suo interno sul dorso di un mulo, lasciandoci attraverso le loro impressioni stupende pagine descrittive.
Ecco alcune righe con le quali il Bertaux, storico dell'arte e instancabile viaggiatore, descrive il Gargano: "questo altopiano... è ricoperto da una vegetazione macchiosa superba, dalle vette al mare: in alto immense foreste di querce e di faggi; più in basso interi boschi di pini dei quali qualcuno è gigante della specie; e infine, nelle valli al riparo dai venti lungo la riva distese di aranci e di limoni..., dove è in tutta Europa, un* altra regione che offre dei contrasti più stupefacenti di questa montagna... in cui i giardini d'agrumi si rannicchiano ai piedi di una cupa foresta nordica" (E. Bertaux et Yver, Le mont Gargano et les iles Tremiti in "Le tour du monde". Paris 1899). [...]

 
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Fabbri Editore

L'Italia dei Parchi Naturali

I Parchi del Sud 3
Il Parco Nazionale del Gargano

La Vita nel Parco
Un Crocevia di Specie
La varietà di ecosistemi, che spaziano dal litorale marino alle paludi, dai boschi di latifoglie ai pascoli steppici, dalle colline alla macchia mediterranea, fanno del Gargano un vero scrigno di biodiversità.
E ciò spiega la ricchezza e la quantità di specie di piante e di animali che lo popolano. Questo monte, difatti, è come un crocevia floristico dove si incontrano piante tipiche dell'Appennino, e addirittura dell'Europa centrale, con specie strettamente mediterranee e balcaniche.
Si stima che in quest'area crescano più di 2.200 specie vegetali, che rappresentano il 35 per cento di quelle nazionali. Stesso discorso vale per il numero delle specie di uccelli che vi nidificano.
Sul promontorio e negli ambienti acquatici costieri (laghi e paludi) del Parco, per esempio, se ne contano ben 170 delle 240 nidificanti in tutt'Italia.
Un dato veramente significativo se confrontato con quelli di altri ambienti naturali italiani.
Dalla Liguria fino al Friuli, sulla intera catena delle Alpi, si riproducono difatti 138 specie di uccelli, poco più della metà del totale nidificante italiano. Mentre sono 130 in Sardegna e 68 nel Gran Paradiso, il primo dei parchi nazionali [...]

La gallina prataiola

E' la piccola otarda di casa nostra, oramai estinta nel resto d'Italia se si fa eccezione per la Sardegna. Elusiva e difficile da incontrare, la gallina prataiola sopravvive nell'area garganica in una decine di coppie.
Il maschio, al contrario della femmina, è vistosamente colorato ed effettua spettacolari parate nuziali. Questa specie predilige normalmente i pascoli aridi dominati da asfodeli, cardi e graminacee, posti ai margini del Promontorio.
Quello del Gargano è un nucleo relitto della popolazione che fino al Secondo Dopoguerra occupava un'area più vasta, che comprendeva anche il Tavoliere di Foggia e le piane della valle del fiume Fortore.
Stimato all'inizio degli anni '90 in 20-60 individui, oggi la popolazione di gallina prataiola è ridotta al lumicino a causa della distruzione del suo habitat provocato dallo sviluppo intensivo dell'agricoltura e della caccia di frodo.
E se non si attiveranno azioni di tutela più energiche anche questo nucleo rischierà di estinguersi nei prossimi anni.

Picchi, falchi e altri uccelli rari

La presenza di aree di foresta matura all'interno del promontorio, con alberi molto vecchi, consente la sopravvivenza di ben cinque specie di picchi; il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il picchio rosso minore, il picchio rosso mezzano e il picchio dorsobianco. Questi ultimi due, tipici dei boschi appenninici centromeridionali, sono i più [...]

IL CAPRIOLO: timido e solitario

Docile nell'aspetto. Regale nel portamento e nei movimenti, rapidi e sicuri. Il capriolo è tra gli animali più rappresentativi di quest'area protetta.
E la ragione non sta solo nella bellezza di questo cervide, ma affonda le sue convinzioni in motivazioni scientifiche di grande valore, perché la popolazione di caprioli del Gargano rappresenta (insieme a quelle di Castelporziano, vicino a Roma, e dei Monti dell'Orsomarso, in Calabria) uno dei tre nuclei sopravvissuti del cosiddetto "capriolo italico", più piccolo e meglio adattato al clima mediterraneo.
E il fatto che per decenni i grandi erbivori garganici siano rimasti isolati su una montagna, circondata dal mare e dalla piana urbanizzata del Tavoliere, lascia intendere che ne siano davvero gli eredi: l'isolamento geografico, probabilmente, ha funzionato da barriera e ha evitato il contatto con altri caprioli provenienti dall'Appennino.
Ma il capriolo non ha vita facile sul Gargano. La sua popolazione è in declino da quasi un secolo.
Il tracollo per la specie, oggi stimata in meno di un centinaio di capi (forse 50-60 animali), inizia nella Seconda Guerra Mondiale per mano delle truppe inglesi che risalivano la Penisola. I militari nel loro passaggio nella foresta si insediarono nel villaggio di Umbra e abbatterono, per nutrirsene e senza tanti complimenti, numerosi caprioli ricorrendo anche all'uso di mitraglie.
In seguito le cose non sono andate meglio per gli eleganti cervidi; la loro sopravvivenza, infatti, è stata messa in pericolo dal bracconaggio, dal taglio dei boschi e dalle predazioni effettuate da branchi di cani rinselvatichiti, che frequentano il Parco.
E non solo. Anche l'apertura di una strada può creare seri problemi alla sopravvivenza dell'animale, perché ne riduce e frammenta l'areale vitale e facilita all'uomo l'accesso negli ambienti più interni della foresta: cosi è avvenuto negli anni passati con la strada che divide il Parco collegando Umbra, attraverso Mandrione, a Vieste. Ma vediamo quali luoghi frequenta [...]

Come distinguere i sessi

Il manto per entrambi i sessi è bruno-rossiccio d'estate e bruno-grigio d'inverno, I maschi si differenziano dalle femmine, oltre che per il palco, anche per lo specchio anale, l'area bianca nella parte posteriore del corpo.
Nel maschio è a forma di rene o di grosso fagiolo, mentre nelle femmine ha la forma più rotondeggiante o di cuore e mostra sul bordo inferiore un ciuffo di peli, che può essere scambiato per un codino.

Costo della rivista Euro 4,00

 

Tasto Editori

Puglia Turismo

Mensile di economia, turismo, cultura, spettacolo e tempo libero

Anno III n. 10 Ottobre 1999

UNA SPLENDIDA MASSERIA NEL TERRITORIO DI CRISPIANO A QUATTRO PASSI DA GROTTAGLIE E MARTINA FRANCA

di Francesco Occhibianco

Tra i momti del duca e del brigante

Appartenuta ai Duchi di Martina, Caracclolo-De Sangro, dopo un periodo di abbandono la masseria è tornata al suo splendore grazie alla famiglia Gassose, originaria di Villa Castelli che vi ha pure impiantato una eccellente industria casearia.

Nel sereno e florido paesaggio che si estende tra Crispiano e Martina Franca le masserie pullulano dappertutto, sia con la loro isolata collocazione nello spazio, sia con la turgida e pomposa eleganza dell'architettura. Nel corso del tempo esse hanno svolto un ruolo di primo piano per la ruralizzazione del territorio ed una funzione sociale di aggregazione, specialmente per la massa bracciantile. Entriamo nel fascino misterioso e nell'impenetrabile splendore argenteo delle mura calcinate dei "Monti del Duca", che brillano e si riflettono nel colore bianco-azzurro del ciclo.
Antico possedimento dei duchi Caracciolo-De Sangro, la masseria è registrata nel "Catasto Onciario" del 1742-1748 con un'estensione di 435 tomoli, mentre nel "Catasto Murattiano" (1808-1815) ha una grandezza di 496,6 tomoli. Nel 1967 un frantoiano di Villa Castelli, Carlo Federico Cassese, dopo un lungo periodo di mezzadria ha rilevato la masseria, che oggi è di 386 ettari ed è gestita dai figli Lino, Aldo ed Anna.
In località segnata dalla cartografia come "Terra Rossa", i Monti del Duca hanno un'epoca di costruzione che oscilla tra il XVI e il XVIII sec. II complesso insediativo ha una tipologia "a corte chiusa", cioè è cinto e protetto da un muro perimetrale con ingresso ad arco (farnice).
Al suo interno si erge il primo nucleo "storico" della struttura, la torre di vedetta [...]

ISOLE TREMITI

di SAVERIO SERLENGA

UNA BASE IDEALE PER GLI APPASSIONATI DELLA SUBACQUEA

San Nicola, San Domino, Caprara e Pianoso: outentiche perle rare che riuniscono le caratteristiche più tipiche del Mediterraneo.
Fondali limpidi dai colori intensi, spugne, coraiH e pesci di ogni specie. E sopra il mare, un ambiente intatto ricco di tracce stanche.

Nel 1989, dopo un periodo di lunga e travagliata gestazione, si avviò il processo di formazione delle riserve marine italiane. Fino a quel momento si potevano conteggiare nel panorama protezionista italiano solo alcuni episodi legati essenzialmente ad interventi privati, a casualità o alla prima e sperimentale riserva di Ustica.
Nel primo nucleo istitutivo vengono incluse una serie di realtà che bene rappresentavano la realtà ambientale marina del nostro Paese e che mostravano peculiarità ed essenzialità rilevanti.
Le Isole Tremiti venivano incluse in questo primo elenco.

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Se la grande bio diversità e le peculiarità del sito rendevano ben chiara la scelta agli studiosi, questo non poteva dirsi per tutti gli altri. La ricchezza del mare tremitese è nascosta a chi non abbia i mezzi conoscitivi o non venga accompagnato alla visita da personale esperto, per cui certe motivazioni risultavano nascoste.
Come avviene di solito, la popolazione delle Isole non accolse positivamente la riserva, cogliendo solo gli aspetti vincolistici e "punitivi", non essendo aiutala alla comprensione dei valori e delle ricchezze che tale designazione avrebbe potuto comportare.
L'assenza di interventi "visibili", la gestione affidata ad un ente di controllo come la Capitaneria di Porto, la suddivisione in zone che escludevano alla vivibilità la vicina isola di Pianosa (anche se per questo sussistevano altre motivazioni: la presenza di bombe aeree non bonificate sui suoi fondali) non facilitava certamente la comprensione e l'acceltazione della riserva marina. Le stesse associazioni ambientaliste, nonostante alcuni timidi tentativi troppo limitati temporalmente, non si collegarono a quella parte della popolazione che appariva più sensibile.
Ora, dopo dieci anni, la riserva è ancora sopportata, anche se l'attività del Parco comincia a risvegliare interessi locali.
Nel frattempo, con l'avvento del turismo subacqueo, il continuo [...]

TRA LE ALTURE CARSICHE DI SANNICANDRO GARGANICO

L'occhio della montagna

di CARLOS SOLITO

La Grotta dell'Angelo è una delle cavità Corsiche più interessanti dell'Intero promontorio del Gargano.
Nota fin dai tempi della preistoria, al suo interno sono visibili graffiti del Paleolitico e tracce di insediamenti fino al Medioevo.
La pioggia si fa sempre più insistente.
L'intero versante nord-occidentale del promontorio è avvolto da un ciclo lugubre. Tra stretti tornanti entriamo a Sannicandro Garganico, le viuzze del paese sono deserte; sono tutti rincasati.
Nel centro storico, davanti ad un caffè, un gruppo di vecchietti gioisce durante una simpatica partita a burraco.
Mi avvicino per chiedere la strada che conduce al Monte d'Elio. Uno di loro si alza indicandomi, oltre un gruppo di case imbiancate, la dirczione da seguire.
La salita per la stradina campestre ci impone una sosta: la cittadella, un antico borgo longobardo, situata tra i due laghi di Lesina e Varano e sospesa su un colle, anticamente era accessibile solo attraverso un ponte levatoio.
La sua è una storia nata prima dell'undicesimo secolo; dopo le dominazioni normanne, sveve ed aragonesi fu ceduta alla famiglia Dalla Marra, che nel 1400 fece costruire l'attuale [...]

Costo della rivista Euro 4,00

 

Tasto Editori

FRANCAVILLA FONTANA

Febbraio 2000 - Puglia Turismo - Le Guide

Supplemento al n. 1-2 - gennaio/febbraio 2000 - di Puglia Turismo periodico mensile di economia, turismo, cultura, spettacolo e tempo libero.

Testi a cura di: Angela Tanzarella

Hanno collaborato: Angela Maria De Feo Michele Difonzo Giovanni Ragone Carlos Solito Si ringraziano: l'Assessore al turismo, Luciano Sardelli; Il Sindaco di Francavilla, Vincenzo della Corte; l'On. Luigi Vitali; il Senatore Euprepio Curto.

In copertina: Francavilla Fontana: la Torre dell'Orologio

LE GUIDE PER CONOSCERE MEGLIO LA PUGLIA
Francavilla Fontana, in posizione baricentrica tra Brindisi e Taranto, fonda le sue origini nel 1300, quando il principe di Taranto Filippo d'Angiò rinvenne nel territorio, durante una battuta di caccia, una icona bizantina raffigurante l'immagine della Madonna e fece erigere una chiesa sul luogo.
Da allora, la città si sviluppò nel corso del tempo e ne testimoniano la crescente importanza le eleganti dimore signorili e le pregevoli chiese costruite nei secoli XVII e XVIII.
L'attività primaria di Francavilla è ancora l'agricoltura, soprattutto viticoltura e olivicoltura. L'economia della città può oggi contare anche sul terziario e sul fiorente artigianato locale.
Ricca di tradizioni e di cultura, Francavilla Fontana offre, nel corso dell'anno, appuntamenti e occasioni di ritrovo turistico.

Da un'icona bizantina le origini della città
Francavilla Fontana, baricentrica rispetto a Brindisi e a Taranto, è uno dei più grossi centri della provincia brindisina con 36.662 abitanti.
Il territorio, situato al limite meridionale della murgia sud-orientale, è pianeggiante e si estende per 175 mila chilometri quadri a 146 metri sul livello del mare. L'idrografia presenta un unico corso d'acqua, il Canale Reale, che sfocia nei pressi di Torre Guaceto.
È l'agricoltura l'attività primaria del territorio, con fiorenti estensioni di viticoltura ed olivicoltura.
L'economia della città può contare oggi anche sul terziario, che negli ultimi anni ha registrato un' impennata nella ricca zona industriale sulla via per Grottaglie dove, oltre alle numerose aziende artigiane ed agroalimentari locali, si sono insediate anche realtà commerciali nazionali.
La storia di questo comune è riconducibile al 1310, quando il maestro d'armi del principe di Taranto Filippo d'Angiò rinvenne, nascosta tra i cespugli, un'icona bizantina raffigurante l'immagine della Madonna.
Nel cuore della città sorge il Castello Imperiali, in carparo e arenaria leccese, costruito nel 1450 da Giovanni Antonio Orsini del Balzo, principe di Taranto.
Oggi il castello è sede degli uffici comunali.
Numerose le dimore che meritano particolare menzione: i sontuosi palazzi "Carissimo" e "Braccio" e la facciata barocca della Chiesa Matrice, costruita sui resti di una chiesa angioina tra il 1753 e il 1759. Sulla strada per Oria è invece collocato il santuario della Madonna della Croce. Di chiaro stampo barocco, il santuario fu costruito nel 1565.
A differenza della quasi totalità degli altri comuni dell hinterland del brindisino, Francavilla Fontana presenta una planimetria impiantata su strade rettilinee tra cui sovrasta il centralissimo viale Lilla, alberato per la sua intera lunghezza e sede di istituti scolastici ed esercizi commerciali.
Ed è proprio su viale Lillà che sorge la Villa comunale, un autentico polmone verde, presto sede di eventi culturali. Al suo interno, infatti, l'Amministrazione Comunale ha deciso la realizzazione di un Anfiteatro, in fase di ultimazione. Una città ricca di tradizioni tra cui ricordiamo la maestosità dei riti della Settimana Santa e la festa della Patrona, la Madonna della Fontana, il 14 settembre.

Una terra da scoprire
Gli impegni dell'Amministrazione Comunale anche per quest'anno perseguono l'obiettivo primario di far conoscere e promuovere, a livello nazionale, l'immagine turistica della nostra città.
La volontà di promuovere questo aspetto della città si concretizza innanzitutto attraverso la scelta di partecipare a due importantissimi appuntamenti: la BIT, Borsa Internazionale del Turismo di Milano (23-27 febbraio) e la Fiera dei comuni che si svolge nel mese di novembre presso la Fiera del Levante di Bari.
L'Amministrazione Comunale intende inoltre incrementare le attività tese a valorizzare i beni monumentali preistorici (le specchie) del territorio aderendo all'iniziativa "Scopriamo la nostra Terra" e, valorizzando la ricca presenza di masserie, saranno definiti interessanti itinerari turistici.
Sono diverse inoltre le iniziative volte a far conoscere ulteriormente i Riti della Settimana Santa, che a Francavilla sono tra i più significativi e singolari della Puglia e rappresentano, nell'intera provincia di Brindisi, una straordinaria unicità (mostre e stampa di materiale promo-pubblicitario).
Stiamo inoltre realizzando un opuscolo che valorizzi le risorse culturali, monumentali ed ambientali di cui Francavilla e notevolmente ricca.
Nel mese di giugno ospiteremo la manifestazione turistica nazionale "non competitiva" che interesserà tutti i comuni della provincia brindisina denominata "11° trofeo Auto d'epoca", coordinata dall'Api della provincia.
Il 23- 24 e 25 giugno si svolgerà la "Notte di San Giovanni" festa popolare ambientata nel centro storico.
Dal 20 luglio al 12 settembre è programmata una serie di manifestazioni denominata "Città estate".
Nell'ultima settimana di settembre, inoltre, promuoveremo la Mostra dei prodotti tipici nel centro storico nel corso, nella quale presenteremo e valorizzeremo le attività e i prodotti tipici dell'area jonico-salentina.
Va ricordata inoltre la manifestazione moda e arte, dal 26 novembre a tre dicembre, e nel periodo natalizio la mostra dei presepi e pittura sacra e il presepe vivente a cura della parrocchia San Lorenzo.
Queste ed altre iniziative contribuiranno senza dubbio ad incrementare l'offerta turistica della nostra splendida città, luogo di arte, cultura e storia. [...]
di Vicenzo Della Corte
Sindaco di Francavilla Fontana

Costo della rivista Euro 1,00

 

Depliant divulgativo con testi e informazioni in lingua francese

Edipuglia - 1997

Musée National Manfredonia Castello

Vedi pure Manfredonia Castello

LE CHÀTEAUManfredonia.
Petite ville cótière de la province de Foggia, est située dans le golfe du mème nom, au bord du Tavoliere di Puglia. A còte d'un port très actif possédant une flottille considérable de bateaux de péche, la ville possedè également un riche patrimoine culturel comprenant un imposant chàteau a présent siège du Musée Archéologique National.
Initialement ce chateau possédait les caractéristiques architecturales des Hohenstaufen et celles des Anjous: un plan rectangulaire avec de hauts murs raccordés aux angles par des tours quadrangulaires, dont trois furent presque immédiatement transformées en donjons circulaires.
La tradition attribue a Manfred jeune roi des Hohenstaufen, le projet et le commencement des travaux de la forteresse qui, avec l'enceinte de murailles, devait protéger la Siponto medievale des incursions ennemies.
On attribue a Manfred le grand projet de la fondation de la 'nouvelle Siponto'. Cette ville, par la suite baptisée 'Manfredonia', est héritière de l'antique colonie romaine du 2ème siècle av. J. C., qui fut abandonnée par ses habitants a cause des mauvaises conditions naturelles.
L'intense activité commerciale du port lagunaire de la Siponto romaine. qui avait été suspendue a cause d'un processus graduel mais inexorable d'ensablement, put reprendre gràce a la mise en service d'un nouveau mòle dans des eaux plus profoncles, quelques milles plus au nord du précédent.
Vers la fin du 15ème siècle, les Aragons agrandirent la forteresse des Anjous en érigeant une robuste enceinte extérieure a la precèdente construction quadrilatere et munie de tours.
Tel est l'aspect que l'ensemble a conserve jusqu'aujourd'hui, a l'exception du donjon circulaire Ouest transforme en un bastion pentagonal, dit 'de la Vierge de l'Annonciation' ou 'de l'Avance' et édifié après le siège de la ville par le maréchal Lautrec au début du 16ème siècle.
En 1620 le chàteau capitula devant les turcs et l'absence, dans les années a suivre, de mesures qui auraient permis d'en améliorer la défense, determina la nouvelle destination de la forteresse a usage de simple caserne.
Quelques inscriptions gravées dans les parois des tours intérieures indiquent qu'au 17ème siècle ces tours étaient utilisées comme prisons.
En 1815 le chàteau fut cède par le Corps Royal du Genie Militaire a la Commune de Manfredonia et par celle-ci a l'Orphelinat Militaire de Naples; ce n'est qu'en 1901 que la Commune en prit possession a nouveau pour une durée d'environ soixante-dix ans. [...]

EPOQUE PREROMAINE
Les stèles dauniennes
Provenant en majeure paitie des deux centres les plus importants de l'ancienne lagune, Cupola-Beccarini et Salapia, avec quelques présences plus rares a Ordona, Ascoli, Melfi, Arpi, Tiati, la découverte des stèles dauniennes remonte aux années soixante.
Les stèles ont été trouvées par hasard dans des champs cultivés ou diversement réemployées dans des constuctions rurales, batiments ou petits murs de pierres sèches. soustraites au contexte auquel elles appanenaient, ce qui empécha la compréhension de leur destination et de leur piace precise sur le territoire de l'ancienne Daunie.
Le détail de la partie inférieure de la plaque non décorée prouve qu'elles furent enfoncées verticalement dans le terrain, tandis que les sujets des surfaces ont permis de formuler l'hypothèse la plus courante: les stèles serviraient de symbole funéraire de groupes sociaux dominants; si c'était le cas, les schémas représentés seraient en lien étroit avec l'image du défunt.
La pierre calcaire employée provenait des carrières voisines du Gargano, la taille étant sans aucun doute locale, ce qui laisse supposer une haute spécialisation des ouvriers engagés. Les plaques revétaient non seulement une valeur spécifique par la forme et par la tète qui les completait, mais servaient de support a un vrai langage d'images: elles étaient completement couvertes d'une riche décoration géométrique obtenue - comme le reste de l'appareil iconographique - par des gravures ou des graffiti.
Les tétes, sculptées dans la méme pierre ou travaillées a part, étaient fixées a la stèle par un pivot; nous en trouvons de type 'iconique' avec des détails du visage et parfois avec un bouclier au-dessus de la téte, ou bien de type 'aniconique' avec seulement un couvre-chef.
Bandes avec carrés et motifs géométriques (svastika, méandres) marquent les limites de la plaque des deux cótés principaux et encadrent sur le còte antérieur, a l'intérieur de cette surface. les éléments distinctifs, armes et ornements. Les stèles contenant des armes sont attribuées a des individus màles appartenant a la classe guerrière.
Leur còte supérieur mentre une épaule au profil rectiligne et les stèles portent le kardiophylaxou la poitrinière, l'épée engainée avec poignée en croix et. dans la partie postérieure. un grand bouclier décoré.
Les stèles a ornements se distinguent par le faconnage de l'épaule, relevée ou arqué, et par la présence d'objets spécifiquement féminins: celliere, fibules, breloques, ceintures et rubans pendants, avec les avant-bras toujours gantés et richement décorés.
Les stèles relatives a ce groupe sont coniques avec couvre-chef et travaillées dans le méme bloc que la plaque; sur la partie postérieure une tresse se termine fréquemment en éléments ornementaux complexes.
Dans ces schémas. qui cloivent étre imaginés complétés de couleurs comme le rouge et le noir, conservés seulement dans quelques cas, les images acquièrent une importance considerale pour comprendre le langage des anciennes communautés et en découvrir les aspects les plus secrets: épisodes de vie quotidienne (la chasse, la pèche, le filage de la laine. la monture du grain) a còte de représentations liées au culte des morts et aux croyances qui s'en rapportent (processions rituelles. étres fantastiques).
A còte du répertoire d'images directement liées aux moments de la vie réelle, existent des sujets d'interprétation plus complexe: animaux fantastiques, comme le cheval ailé. scènes de rituels particuliers, ètres invraisemblables peut-étre attachés a un pantheon inconnu, sujets auxquels l'imagination du peuple daunien a lié sa propre immortalité.

L'edizione italiana è andata smarrita, comunque pubblichiamo due testi che gli appartengono.

[...] quanto piuttosto nella natura dei personaggi (soprattutto negli animali fantastici e nei mostri) e nella matrice generale dell'ispirazione, che si organizza però con un lessico e con linguaggi narrativi di chiara impostazione autoctona.
Sulle stele appaiono infatti interpretazioni indigene di un patrimonio di miti e leggende che parallelamente trovano sviluppo nell'epopea omerica: la più nota e la rappresentazione in cui S. Ferri ha visto una trasposizione daunia dell'episodio del "riscatto del corpo di littore", in cui Priamo supplica Achille (qui in atto di suonare la lira), offrendogli doni recati sul capo da ancelle, tra i quali emergono - altro elemento orientale - numerosi "pavoni".
La scena è completata da personaggi il cui abbigliamento presenta sconcertanti analogie con quello analolico: pelliccioni ed alti copricapi conici, che, del resto, trovano immediata corrispondenza con l'orma di gran parte delle feste relative alle scene stesse.
Altrove appaiono scene in cui cavaliere e .....(guerriero in piedi sul cavallo) si affrontano in combattimenti chiaramente rituali, il cui ovvio riferimento è reperibile nelle narrazioni di giochi funebri sotto le mura di Troia.
Ancora a tradizioni elleniche ci riporta il defunto che procede a cavallo verso l'Ade, inseguito da una biga guidata da una donna con tre serpenti in testa, del tutto simile ad una [...]
Anche tutta una congerie di animali mostruosi che popola le stele trova puntuali riferimenti nelle creazioni fanlastiche ed infernali tipiche delle popolazioni greco-anatoliche: tali, ad esempio, gli aironi, rappresentali affrontati ed in posizione araldica; le "chimere", animali dalla triplice natura di Icone, capra e serpente ben noti alla tradizione greco-etrusca; i cavalli alati, del tutto simili al "pegaso" ellenico; e ancora i leoni con la coda di pesce ed i serpenti marini con i barbigli.
Non ultima la frequente presenza degli Ercoli con elmo a bucranio tricorne, nella figurazione più completa, che Ferri vede combattere contro un mostro anguiforme e pluricefalo che ricorda straordinariamente l'Idra.
Il quadro dei reperti relativi alla Piana di Siponto è poi completato dai materiali rinvenuti durante la campagna di scavi condona dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia nel 1978 in località Beccarini, che ha permesso di portare in luce sepolture daunie di VI scc. a.C., reperti relativi ad abitato di VI e V sec. a.C. e strutture di epoca romana e tardo antica.
Tra i materiali classici fa spicco una statua muliebre, rinvenuta acefala, in marmo greco, databile tra la linea del III sec. e l'inizio del II sec. a.C.
Maria Luisa Nava

Il Castello di Manfredonia
I castelli, con le cattedrali, costituiscono indubbiamente i monumenti più suggestivi delle città marittime pugliesi.
Fra essi, quello di Manfredonia suscita un interesse particolare per la sua struttura e posizione non solo, ma anche e soprattutto per i frequenti richiami alle vicende storiche della Città, dall'epoca della sua fondazione.
Esso fu concepito, non come residenza fortificata di principe o feudatario, ma come opera principale e conclusiva di un sistema di fortificazioni difensive d'una "piazza militare" del Regno di Napoli, periferica e quindi più esposta alle insidie nemiche.
Trattasi pertanto di una costruzione che può suggerire solo considerazioni di ordine funzionale e costruttivo.
II suo aspetto odierno è naturalmente il risultato di restauri, aggiunte e variazioni, più o meno consistenti, intervenuti nel corso di sette secoli, fino ai nostri giorni.
A porvi mano per primo fu re Manfredi, quando decise di promuovere la formazione del nuovo centro abitato di Manfredonia col suo famoso decreto "datum Orte" del 1263.
Ubicata ad immediato contatto della marina, dalla quale era più ragionevole attendersi aggressioni, la fortezza fu progettata come un ampio spiazzo recintato, a pianta quadrata, con tre o quattro torri angolari. Ma il fondatore non ebbe la soddisfazione di vederla completata, a causa della sua prematura fine a Benevento, nel 1266.
Rimangono di quell'epoca, oltre alla bella torre quadrata di Nord-Est, un traccia di analoga torre, pure quadrata, a Sud-Ov est, inglobata nella base tronco-conica di quella angioina, ed il bel portale d'ingresso al cortile interno del mastio, solenne nel suo robusto archivolto romanico a tutto sesto, e inquadrato in una comice rettangolare, interrotta, sui lati, da due piccoli capitelli compositi.
Nel cortile, sul lato di Sucl-Est, un portico, con funzione di scuderia, si sviluppava su robusti archi acuti, sostenendo in primo piano, da una all'altra delle sue torri quadrate, vari ambienti per i miliziani. Di fronte, sul lato di Nord-Ovest, altri ambienti terranei (e forse anche in primo piano) integravano le capacità ricettive del fortilizio.
Lungo la parete Nord la presenza di ganci e di altre semplici strutture ci dice che ivi venivano legati, per le normali operazioni di pulizia e ferratura, i non molti cavalli della guarnigione.
In angolo, sulla stessa parete, si apriva un'ampia porta carraia con robusta saracinesca scorrevole verticalmente.
Gli angioini mantennero la pianta originaria che arricchirono con qualche aggiunta (le torri circolari interne ed il rivellino sul lato Nord, ora distrutto).
La scoperta della polvere da sparo rese indispensabile la realizzazione di nuove più robuste strutture difensive; ed infatti durante il dominio aragonese si costruì un'ampia doppia cortina di spesse mura, esterna al vecchio quadrilatero svevo-angioino, con un largo terrapieno, sul quale era possibile situare e manovrare delle bocche da fuoco, altre torri angolari a base circolare, e nuovi ambienti sugli spalti. Naturalmente il Castello fu circondato da un fossato che, all'ingresso, veniva superato con un ponte levatoio.
La torre pentagonale dell'Avanzata, verso la Citta, fu invece costruita nella prima metà del '500, neila illusione di poter difendere il Castello anche da nemici che fossero diventati padroni dell'abitato.
Gli Spagnoli si limitarono nei secoli XVII e XVIII a ristrutturare ambienti interni, ad eseguire riparazioni e restauri, ed a costruire, addossata alla torre interna di Sud-Ovest, una modesta chiesetta ricordata da una lapide a fianco del portale, la quale fu parrocchia con ricco patrimonio anche terriero.
La funzione di fortezza militare del Castello di Manfredonia cessò nel decennio francese.
Esso divenne un bene demaniale prima, e poi un edificio da rendita dell'Orfanotrofio Militare in Napoli, il quale lo cede al Comune di Manfredonia nel 1901, e questi allo Stato nel 1970 per la istituzione di un Museo Archeologico nel Gargano.
Una parte certamente notevole ebbe il Castello nelle varie vicende cittadine ed in particolare nel corso delle operazioni di conquista del Regno di Napoli da parte di Alfonso di Aragona nel 1443, durante l'assedio vanamente posto dal Lautrec a Manfredonia nel 1528, e nella disastrosa conclusione della incursione turchesca del 1620, quando militari e civili, fra cui religiosi e religiose, si consegnarono, il Castellano don Fernando di Velasco in testa, al Capadan Pascià, dopo aver subito la stressante offesa delle artiglierie turche postate sui palazzi circostanti. Nicola de Feudis.

Versione inglese del depliant

THE CASTLE
Manfredonia, a small coastal town in the province of Foggia, is part of the gulf with the sanie name, at the borders of the Tavoliere di Puglia.
Besides the busy port, with a considerale fishing fleet, the town boasts a rich cultural heritage, including an imposing castle.
This castle is at present the seat of the National Archaeological Museum. The castle initially consisted of a System with Hohenstaufen and then Angevin constructional characteristics: a rectangular plan with high walls linked at the corners by quadrangular towers, three of which were almost immediately transformed into circular towers.
Tradition credits the young Hohenstaufen king Manfred with the planning and first steps of building the fortress. Together with the town walls, this stronghold had to protect the medieval Siponto from enemy raids.
Manfred is also credited with the vast project of the foundation of the 'new Siponto'.
This town, then called Manfredonia, was the natural heir of the ancient Roman colony of the 2nd century BC. abandoned by its inhabitants because of the bad environmental conditions; the intense mercantile activity of the lagoonal port of Roman Siponto was interrupted due to a gradual but inevitable process of silting up.
In medieval times, thanks to building a new pier in deeper waters, a few miles to the north of the previous one, trade prospered once agaìn. Towards the end of the 15th C. the Angevin fortress was enlarged by the Aragonese: strong towered walls were constructed around the preceding four-sided ones.
The complex has been preserved in this shape, except for the transformation of the western circular tower, which was made into a pen-tagonal bastion, called 'Of The Annunziata' or 'Of The Advance'.
This alteration was carried out after the siege of the city by marshal Lautrec in the early 16th century.
In 1620 the castle surrendered to the Turks and the absence, in the following years, of measures to improve its defence determined the new destination of the fortress as simple barracks.
Some inscriptions carved on the walls of the inner towers document the use of these towers as prisons during the 17th century.
In 1815 the castle was handed over by the Royal Corps of the Military Engineers to the Commune of Manfredonia and later by them to the Military Orphanage of Naples.
In 1901 the castle was owned by the Commune of Manfredonia for about seventy years again. [...]

 
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Garganonet  Piazza delle Rose, 3 71043 Manfredonia (Foggia) Italia  

 

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